Rivista di Politica Economica 2025/1
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In che cosa consiste, nel 2025, il “Sistema Italia”? Comprendere ai giorni nostri le dinamiche del “Sistema Italia” richiede un’analisi multidimensionale che tenga conto di radici storiche e peculiarità strutturali, delle sfide che il Paese è chiamato ad affrontare e delle potenziali leve di sviluppo che può azionare.
Descrizione
Esiste, nel 2025, un “Sistema Italia”, e se sì, come si va adattando ai profondi mutamenti globali (tecnologici, demografici, geopolitici)? Non si tratta certo di domande nuove, anzi hanno spesso portato ad una diagnosi d’incongruenza tra le eredità del passato e l’inefficacia delle strategie adottate dalle classi dirigenti da un lato, e la flessibilità e resistenza talvolta sconcertanti del sistema dall’altro. La congiuntura storica nella quale ci troviamo oggi è – la constatazione è del tutto banale – straordinariamente complessa.
Questo numero della Rivista di Politica Economica intende offrire un contributo per la comprensione di cosa sia oggi il Sistema Italia, presentando otto saggi che esplorano altrettanti aspetti cruciali della realtà italiana contemporanea: dal posizionamento nella sfera globale all’evoluzione dei sistemi politico e amministrativo, dalle (mancate o surrettizie) riforme fino al ruolo del risparmio e della politica industriale.
Con una panoramica sui cardini del sistema nazionale, dalle esportazioni manifatturiere al risparmio degli italiani, e sulle debolezze esemplificare da cantieri di riforme sempre aperti a testimonianza di criticità irrisolte.
La capacità di tradurre le risorse disponibili – inclusa la ricchezza privata e gli investimenti del PNRR – in un percorso di crescita sostenuto e duraturo dipenderà dalla governance interna, dall’efficacia delle riforme, dalla capacità di orientare la politica industriale verso settori strategici e dalla costruzione di un consenso nazionale su obiettivi interni e internazionali di lungo periodo.
Pesano anche molto, come sottolineano diversi contributi qui raccolti, le incompiutezze, gli errori strategici, le lentezze e le farraginosità congenite dell’Unione Europea: un sistema, quello della UE, cui il nostro è inevitabilmente legato a doppio filo, ma che da tempo mostra la corda e non riesce a sviluppare una leadership su scala globale in tempi che ne offrirebbero la possibilità e la richiederebbero. Priorità strategiche pur individuate ma a fatica tradotte in provvedimenti operativi; processi decisionali complessi e a volte interminabili; poteri di veto; eterogeneità sia nazionali sia di famiglie politiche che inevitabilmente vanno ricomposte attraverso compromessi, spesso al ribasso.