
Le navi non si sono mai fermate, le merci non sono veicolo di trasmissione del coronavirus – come ha puntualizzato la nostra Protezione Civile –, quindi possono continuare a viaggiare, ad attraversare gli oceani. Chi deve trasportare i propri prodotti finiti o semilavorati da una parte all’altra del mondo, chi deve rifornirsi di materie prime non incontra difficoltà particolari a imbarcarle o sbarcarle. Del resto, il 60% delle merci italiane in export e import viaggia via mare. Anche il traffico container con la Cina, dopo una flessione dovuta all’esplosione dell’epidemia a Wuhan, è in ripresa.
Quelli che rischiano di doversi fermare, vuoi per i divieti posti in essere da molti paesi nel mondo all’ingresso in porto, vuoi perché vanno in scadenza i certificati di idoneità indispensabili per poter salire a bordo e non si sa ancora come prorogarne la validità, sono gli equipaggi. A spiegare quali siano le difficoltà che incontra la flotta italiana al tempo del Covid-19 è Luca Sisto, il direttore generale di Confitarma, l’associazione che in Italia aderisce a Confindustria, in Europa a Ecsa European Community Shipowners’ Associations e nel mondo alla Ics, International Chamber of Shipping.
“Il primo problema che devono fronteggiare gli armatori ha carattere economico ed è la richiesta di dilazionare il pagamento dei noli – racconta Sisto –, che porterà a tempi più lunghi nei pagamenti e quindi può provocare difficoltà economiche allo shipping. Ma in questo momento il punto di maggiore sofferenza riguarda la movimentazione degli equipaggi. Oltre la metà dei 184 paesi del mondo pone divieti, forse potremmo chiamarli boicottaggi, all’ingresso nei porti del personale che deve dare il cambio ai marittimi italiani imbarcati sulle navi che battono la nostra bandiera, per esempio per infortunio o malattia. L’ultimo caso è quello di un marittimo che ha accusato un malore ed è stato sbarcato in Portogallo: le autorità non volevano far salire a bordo il sostituto. Stessi divieti hanno posto Israele, Turchia, Golfo Persico, Olanda e potrei continuare. C’è il pericolo concreto che le nostre navi non riescano più operare per mancanza di equipaggi, con il conseguente rischio di cancellazione dei contratti di fornitura dei servizi”.
Per risolvere questa problema, il presidente di Confitarma Mario Mattioli ai tavoli convocati dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, e dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha chiesto che venga attivata una cabina di regia centralizzata e che si agisca sulla nostra rete diplomatica per garantire che la flotta italiana non venga “discriminata” e che gli italiani nel mondo non vengano considerati “veri e propri untori”.
L’altro punto critico sono i certificati di idoneità e salute dei marittimi, i cosiddetti “Biennali”, che come dice il nome ogni due anni devono essere rinnovati. “Con i centri di formazione chiusi, come ogni scuola di ordine e grado – spiega il direttore di Confitarma –, si sono bloccati i corsi per il ‘refresh’, che prevedono anche prove fisiche, in vasca, di salvataggio, alle zattere, e che quindi non si possono fare in via telematica. Nel 2020 vanno in scadenza circa 600 certificati e se non riusciamo ad avere una proroga per almeno tre mesi non potremo far imbarcare gli uomini. Del problema abbiamo investito il Comando generale delle Capitanerie di Porto ma, ahimè, non si può risolvere in Italia. Abbiamo bisogno di una deroga dell’Imo, l’International Maritime Organization, per le navi che operano traffici internazionali e che vengono controllate dalle autorità di altri paesi”.
Per quanto riguarda le trasferte per tutti gli ispettori delle diverse autorità italiane che rilasciano i certificati di bordo – Comando Generale Capitanerie di Porto e ministero dello Sviluppo economico – sembra si stia risolvendo il problema di lasciare le navi sprovviste di questi documenti in corso di validità: “Ad aprile, però, potremmo essere costretti a fermare le prime navi se non si risolvono tutti gli altri problemi”, aggiunge Sisto.
Quanto alle misure di sostegno per l’armamento italiano in questa fase, Confitarma, come le altre organizzazioni del trasporto e della logistica, ha chiesto la sospensione dei contributi all’Autorità di regolazione dei trasporti e il congelamento del pagamento delle tasse di ancoraggio nei porti italiani, insieme all’esonero dal pagamento per tre mesi dei contributi Inps e Inail. “Ma quel che davvero ci interessa – conclude il direttore generale – è l’operatività delle navi. Noi viviamo problemi in tutto il mondo”.