Delegazione Confindustria presso l’Unione europea
Pochi passi avanti sulle questioni più importanti durante la riunione dei Capi di Stato e di governo del 23 e 24 marzo a Bruxelles. Divisioni sul principio della neutralità tecnologica per decarbonizzare l’economia europea, nessun riferimento a iniziative specifiche per quanto riguarda il dossier migrazioni e stallo sul tema dei motori endotermici
Il vertice del 9 febbraio ha ribadito il sostegno militare all’Ucraina approvando una settima tranche da 500 milioni di euro, mentre sulle procedure di adesione del paese all’Ue è stata confermata la via ordinaria. Pareri distanti invece in tema di aiuti di Stato, con i paesi del Nord e dell’Est critici rispetto alla posizione franco-tedesca e al rischio che si possano alterare le condizioni del mercato unico
Confermate le misure di sostegno all’Ucraina. Divergenze, invece, sono emerse sul capitolo energia con Germania, Francia e Italia, ciascuno portavoce di un gruppo di capitali con differenti proposte per il tetto al prezzo del gas. Manca una posizione comune europea anche rispetto all’Inflation reduction act, il provvedimento con cui gli Stati Uniti sosterranno l’industria domestica del settore green e che potrebbe avere effetti deleteri per le imprese Ue
Il summit dei capi di Stato e di governo si è concluso con il mandato alla Commissione europea di formulare proposte per un meccanismo di correzione urgente dei prezzi del gas sul mercato, una piattaforma di acquisti comuni obbligatoria per il 15% dei volumi totali degli stoccaggi in Europa e un nuovo benchmark complementare al TTF olandese entro il 2023
Al quarto forum economico franco-italiano i presidenti Carlo Bonomi e Geoffroy Roux de Bézieux hanno rilanciato la collaborazione tra le rispettive rappresentanze industriali con l’obiettivo di difendere e promuovere il tessuto produttivo. Avanti con i Piani nazionali di ripresa e resilienza, ma sugli obiettivi del pacchetto “Fit-for-55” le imprese chiedono un percorso realmente sostenibile. Confermato il sostegno alla ricostruzione dell’Ucraina
Il via libera allo status di paese candidato per l’Ucraina rappresenta un passaggio storico e al contempo un messaggio eloquente alla Russia. Tuttavia, il cambio nei processi di governance, attualmente non in agenda, potrebbe richiedere moltissimo tempo. Intanto l’approvvigionamento del grano e quello energetico restano le questioni più urgenti da risolvere. Sulle modalità i paesi sono divisi
Si è trattato di un vertice di transizione in attesa di decisioni più operative. L’accordo politico sul sesto pacchetto di sanzioni è stato raggiunto inserendo deroghe significative per Ungheria e Germania. Appello alla Russia affinché sblocchi i porti ucraini per far partire le derrate alimentari ed evitare una crisi su larga scala. Nel frattempo, la proposta italiana di porre un tetto al prezzo del gas sarà esaminata dalla Commissione. Prossimo vertice il 23 e 24 giugno
Due giorni – il 24 e il 25 marzo – in cui si è discusso della risposta europea rispetto al conflitto in Ucraina e di come affrontare la crisi energetica. Paesi divisi sulla questione del “price cap”, ma l’inserimento del riferimento nel testo delle Conclusioni potrebbe preludere a una prima Unione dell’Energia. Se ne riparlerà al prossimo Consiglio europeo di maggio
Nell’ambito della presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea, il 10 e 11 marzo si sono riuniti i capi di Stato e di governo dell’Unione insieme con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Crisi in Ucraina e questione energetica sono stati i principali temi dibattuti, ma se ne riparlerà al Consiglio europeo del 24 e 25 marzo
Quello che è appena iniziato sarà un anno di elezioni politiche in diversi paesi. Due, in particolare, gli appuntamenti sui quali si concentrano le attenzioni degli osservatori. Ad aprile in Francia il presidente uscente Macron si misurerà con due candidati di estrema destra e una candidata gollista, mentre in Ungheria il voto di primavera rappresenterà il banco di prova per il governo di Viktor Orbán. Nel frattempo resta da capire se e come cambierà la politica europea della Germania