
C’è un prima e un dopo nella storia aziendale di MPR – un milione di euro di fatturato nel 2024 a fronte di 12 dipendenti –, azienda con quartier generale a Trento e un alto livello di resilienza soprattutto dopo lo tsunami commerciale che le ha forzatamente cambiato la rotta non più di tre anni fa. Dopo essere partito nel 2009, il progetto portato avanti assieme ad imprenditori russi e che aveva come obiettivo principale quello di rendere meno soggetti all’usura i tubi in acciaio utilizzati in ambito petrolifero, è passato tre anni più avanti dalla creazione della MPR per poi subire colpi durissimi prima con la pandemia e ancora di più in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
“Andava tutto a gonfie vele. Un gruppo russo di base a Mosca, diventato leader di settore anche grazie alle nostre idee, aveva investito sul progetto per trovare una soluzione all’altissimo grado di corrosione che costringeva a cambiare i tubi addirittura dopo meno di un mese di utilizzo”, spiega Alessandro Condini (nella foto in alto), amministratore delegato della Pmi trentina. “Un problema di non poco conto che eravamo riusciti a risolvere attraverso l’uso di una pittura speciale inventata da noi e prodotta in Italia, in grado di allungare di molto la vita di quei tubi. Costava infatti tantissimo, in termine di tempo, impegno e spesa, tirarli fuori magari da tre chilometri di profondità per essere sostituiti a causa di sollecitazioni meccaniche e chimiche estremamente forti. In altre parole, una semplice bolla che si veniva creare era capace di danneggiare la vernice e di conseguenza squarciare i tubi con perdite consistenti”.
In questa situazione piuttosto soddisfacente e di prospettiva, nel 2022 si è però inserita in maniera deflagrante la guerra tra Russia e Ucraina, punto di rottura nella ben avviata traiettoria industriale di MPR. “La mazzata definitiva è arrivata quando sono stati bloccati tutti i contratti che avevamo in essere con la Russia. Se si pensa che la settimana successiva era in programma un viaggio per firmare un ulteriore accordo del valore di un milione di euro, il quadro complessivo prende contorni ancora più negativi – sottolinea Condini –. È stato tutto molto frustrante, anche perché dopo poco sono stati messi in stand by bonifici, pure consistenti, provenienti dagli Stati Uniti e non faccio fatica ad ammettere che ci sono stati momenti in cui mancavano i soldi per andare avanti”.

PANORAMICA INTERNA DELLO STABILIMENTO PRODUTTIVO
A quel punto, davanti a Condini si sono presentate due possibilità, nessuna delle quali facile da scegliere. “La prima opzione era quella di mollare tutto e cancellare così anni di lavoro, mentre l’altra di fatto mi obbligava a rilevare il 100% delle quote. Ci ho pensato e alla fine ho deciso di prendere la seconda strada, pur conscio di dover ridurre il personale per continuare a far vivere MPR. E in questo modo siamo ripartiti praticamente da zero, ricostruendo un portfolio clienti che adesso parla di committenze soprattutto da Stati Uniti e Messico, mentre si sta ampliando il nostro perimetro d’influenza anche verso Emirati Arabi, Arabia Saudita e Kuwait, zona geografica dove abbiamo pure una filiera commerciale a Dubai”.

RENDERING DI UNO DEI MACCHINARI ELIXE
Tornando alle vernici UV, i macchinari e gli impianti per la loro applicazione vengono progettati e prodotti da Elixe, l’attività integrata coordinata da MPR. “La startup Elixe è il principale motivo per il quale ho deciso di acquistare tutte le quote della società e andare avanti. Si occupa della produzione di attrezzature industriali specifiche per la lavorazione dei tubi, compresa quella pittura a base di fotopolimeri che banalmente è anche utilizzata nello smalto per le unghie. La sua indiscussa forza sta nel fatto che, invece di solidificare nelle classiche otto ore, impiega soli trenta secondi”.

LAMPADA UV PER LA RETICOLAZIONE INTERNA DI TUBI
La Pmi trentina, diventata nel frattempo leader mondiale nella verniciatura all’interno dei tubi, è pure in grado di fornire servizi per certi versi analoghi in altri mondi paralleli. “Al momento saremmo capaci di operare all’interno di tubi di 20 millimetri di diametro, intervento che, anche se non ci hanno ancora mai chiesto, per noi comunque sarebbe già fattibile – conferma l’ad di MPR –. In più possiamo fare lo stesso con le bombole per gas tecnici, per idrogeno o da sub, notoriamente dotate di ingressi molto piccoli”.
Completamente impegnata oltreconfine dal punto di vista del fatturato, l’azienda con base a Trento sta in ogni caso valutando una futura presenza sul mercato italiano mentre cerca di interpretare i messaggi che arrivano dal resto del pianeta. “Non è un periodo di facile lettura, frangente storico in cui si possa evitare di navigare a vista. Inoltre, non so per quanto ancora riusciremo a reggere la concorrenza cinese e ora anche indiana, oltre che i sempre incombenti dazi americani. La verità è che chi può mettere sul piatto della bilancia una struttura aziendale flessibile e un livello tecnologico adeguato ha grandi probabilità di farcela. Per quanto riguarda MPR a breve inizieremo a cercare un partner di capitale o industriale: quasi un obbligo per chi aspira ad entrare in un mercato sempre più globale. Entro il 2026 dovremmo fare questo passo considerato che abbiamo mezzi tecnologici e know how, ma non troppe risorse”, conclude Alessandro Condini.