
La presentazione del bilancio di lungo termine dell’Unione europea ha offerto un po’ tutto il repertorio di quando Bruxelles, dietro la facciata di placida capitale della burocrazia europea, rivela il lavorio incessante, se non la frenesia, del “dietro le quinte”, che solitamente resta riservato agli addetti ai lavori.

LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA URSULA VON DER LEYEN PRESENTA IL QFP 2028-2034
Nei giorni precedenti la pubblicazione della proposta, il 16 luglio scorso, bozze diverse con misure differenti sono circolate tra rappresentanti d’interesse e giornalisti, tanto che fino all’ultimo non era chiaro cosa avrebbe contenuto effettivamente il nuovo Quadro finanziario pluriennale (Qfp). Il giorno della presentazione, il collegio dei commissari ha prolungato le discussioni oltre le aspettative, a causa della contrarietà di diversi suoi membri alle misure avanzate dalla presidente Ursula von der Leyen, tanto che la conferenza stampa è stata posticipate diverse volte e si è tenuta con quattro ore di ritardo. La stessa cosa è accaduta con la presentazione al Parlamento europeo, per il disappunto degli eurodeputati, che hanno già annunciato battaglia sul testo che dovrà passare per la plenaria.
Del resto, le difficoltà emerse nella scrittura del nuovo bilancio riflettono le discussioni di più alto livello che interessano il futuro dell’Unione: aumentare o mantenere intatti i contributi degli Stati membri, quanto potere dare alla Commissione, come gestire la spesa e, soprattutto, a quali settori strategici destinarla, anche alla luce delle tensioni geopolitiche riemerse negli ultimi quattro anni.
Altro tema al centrale, quello del NextGenerationEU (Ngeu) e dei fondi per la ripresa e resilienza, la prima esperienza di debito comune europeo approvata per sostenere il recupero dalla pandemia Covid-19: dovendo ripagare gli interessi, il nuovo bilancio rischiava di avere meno capacità di quella precedente.
Le risposte (date) a queste domande sono tutte contenute nella proposta avanzata dalla Commissione: “Il nostro nuovo bilancio a lungo termine aiuterà a proteggere i cittadini europei, rafforzare il modello sociale europeo e far prosperare la nostra industria – è stato il commento di von der Leyen –. In un periodo di instabilità geopolitica, questo bilancio permetterà all’Europa di plasmare il proprio destino, in linea con la sua visione e i suoi ideali. Un bilancio che sostiene la pace e la prosperità e promuove i nostri valori è il miglior strumento di cui possiamo disporre in questi tempi incerti.”
Il nuovo bilancio
Il Quadro finanziario pluriennale è lo strumento centrale di pianificazione finanziaria dell’Unione europea: stabilisce i piani di spesa per le principali politiche e aree di intervento dell’Ue nell’arco di sette anni.
La proposta presentata la scorsa settimana riguarda il periodo 2028-2034 e prevede una dotazione di 2mila miliardi, nettamente superiore all’attuale, che ammonta a 1,211 miliardi di euro, e a cui sono successivamente stati accostati 806,9 miliardi del NextGenerationEU (sotto forma di prestiti e sovvenzioni).
L’intero quadro corrisponde a circa l’1,26% del Reddito nazionale lordo (Rnl) dell’Unione. Va però considerato che il rimborso del debito contratto per finanziare NextGenerationEU implicherà una riduzione netta del budget pari a 168 miliardi di euro nel periodo 2028–2034.
Tra le principali novità del nuovo Qfp, la Commissione ha promosso una maggiore semplificazione e flessibilità, parallelamente ad un approccio fortemente orientato ai risultati. La proposta prevede una razionalizzazione dell’architettura di bilancio, con una più stretta integrazione tra programmi e strumenti finanziari, nonché un sistema di flessibilità multilivello articolato su quattro strati operativi.
Nel dettaglio, la Commissione prevede l’allocazione di 782,8 miliardi di euro ai Piani nazionali, che integrano in un unico quadro strategico e operativo 14 fondi europei esistenti – tra cui la Politica agricola comune (Pac), i Fondi strutturali e il Fondo per la pesca. Questi piani saranno articolati a livello nazionale, settoriale e territoriale, tenendo conto delle specificità istituzionali di ciascuno Stato membro. Inoltre, è stata inclusa una clausola che prevede che un minimo di 218 miliardi siano destinati alle regioni meno sviluppate ed un minimo di 302 miliardi siano dedicati alla Pac.
All’Italia dovrebbero essere assegnati 86,6 miliardi di euro. I Piani nazionali adotteranno un approccio basato sulla performance, con pagamenti subordinati al raggiungimento di traguardi di investimento e riforma.
Altro pilastro strategico è il Fondo europeo per la competitività, che riceverà 409 miliardi di euro, di cui 175 miliardi destinati a Horizon Europe. Il fondo avrà un ruolo chiave nel sostenere l’intero ciclo dell’innovazione, dalla ricerca all’adozione sul mercato, con l’obiettivo di rafforzare l’autonomia strategica europea e sostenere le tecnologie “made in Europe”.
Il Qfp 2028–2034 prevede un rafforzamento strutturale del sostegno alla difesa europea, attraverso fondi dedicati alla resilienza infrastrutturale, alla mobilità militare e alla cybersecurity, oltre al potenziamento della European Peace Facility (30,5 miliardi fuori bilancio) e del Connecting Europe Facility (81,4 miliardi).
Quest’ultimo viene notevolmente rafforzato e finanzierà principalmente il completamento delle reti transeuropee, nonché la transizione verde nei settori dell’energia e dei trasporti. A complemento di questi strumenti, gli Stati membri potranno attivare finanziamenti per progetti in ambito difesa e sicurezza anche tramite i Piani di partenariato nazionali e regionali, con particolare attenzione allo sviluppo di infrastrutture dual use.
Per il mercato unico, la proposta introduce un Single Market Programme da 6,2 miliardi e azioni volte a rimuovere le barriere amministrative, migliorare la cooperazione tra Stati e sostenere le riforme doganali e fiscali.
Sul fronte internazionale, il rinnovato strumento Global Europe disporrà di 200 miliardi, con 25 destinati all’assistenza umanitaria. L’obiettivo è garantire flessibilità, interventi mirati e supporto ai paesi candidati all’allargamento, con risorse ad hoc per l’Ucraina.
La Commissione inoltre ha introdotto una struttura di flessibilità a quattro livelli:
- ridefinizione delle priorità attraverso governance annuale;
- fondi non programmati e “cuscinetti” settoriali (ad esempio 9 miliardi nei Piani nazionali);
- un Flexibility Instrument da 2 miliardi annui;
- un Crisis Mechanism con capacità di prestito fino a 395 miliardi di euro.
In parallelo, si punta a una profonda semplificazione delle procedure: meno programmi, un unico regolamento per fondo, un portale digitale unificato per l’accesso ai finanziamenti. Inoltre, si rafforza l’uso di strumenti finanziari e garanzie per aumentare l’effetto leva del bilancio.
Il programma Erasmus+ vedrà un potenziamento significativo, con 40,8 miliardi per sostenere la mobilità studentesca e l’istruzione di qualità.
Per garantire la sostenibilità del prossimo Qfp la Commissione propone di affiancare alle tradizionali contribuzioni nazionali un rafforzato pacchetto di nuove risorse proprie.
È stato presentato un piano che introduce cinque nuove fonti di finanziamento: un adeguamento dei proventi del sistema Ets e del meccanismo Cbam, una tassa sui rifiuti elettronici non raccolti, un contributo legato alle accise sul tabacco e una risorsa aziendale (Core) per le imprese con fatturato superiore a 100 milioni di euro.
Secondo le stime della Commissione, queste nuove entrate potrebbero generare circa 58,5 miliardi di euro l’anno, per un totale di 409,5 miliardi nel settennato 2028–2034.
Le reazioni
La proposta è ora all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea. Entrambe le istituzioni hanno già espresso riserve politiche e tecniche: il Parlamento, in particolare, ha criticato l’insufficienza delle risorse alla luce dell’inflazione e dei rimborsi Ngeu, e ha indicato nei Piani nazionali un possibile punto di rottura del negoziato.
Anche in Consiglio, diversi Stati membri hanno espresso perplessità, soprattutto su risorse proprie e governance della coesione.
Anche Confindustria, pur accogliendo con favore l’attenzione che il nuovo bilancio riserva alla competitività, ha espresso la propria preoccupazione e contrarietà alla proposta CORE, la tassa sulle aziende con fatturato superiore a 100 milioni. Imporre un ulteriore onere alle imprese europee, infatti, appare in contrasto con l’obiettivo dichiarato dalla Commissione di rafforzare la competitività, indebolendo l’attrattività dell’Ue come destinazione per gli investimenti.
Una procedura legislativa speciale
Sulla base delle proposte della Commissione, il Consiglio dell’Ue prepara la sua posizione, individuando i punti che richiedono un indirizzo politico e la definizione delle priorità. Le sue indicazioni aiutano i leader dell’Ue, riuniti nell’ambito del Consiglio europeo, a redigere i loro progetti di conclusioni sul pacchetto, fornendo orientamenti politici sulle principali parti del bilancio e consentendo quindi al Consiglio di definire la sua posizione. Anche il Parlamento europeo adotta una posizione rispetto alle proposte della Commissione. Una volta che tutte le parti hanno definito la loro posizione, possono iniziare i negoziati tra il Parlamento e il Consiglio con l’obiettivo di raggiungere un accordo comune.
Una volta raggiunto un accordo, il bilancio a lungo termine viene adottato secondo una “procedura legislativa speciale”. Il Consiglio europeo deve raggiungere l’unanimità sull’accordo concordato nei negoziati, mentre il Parlamento deve dare il proprio consenso a concludere il processo decisionale, con solo la facoltà approvare o respingere la posizione del Consiglio, senza modificarla.
Tuttavia, va fatto un distinguo: la procedura speciale riguarda solo la dotazione complessiva del bilancio. I regolamenti settoriali, come ad esempio i Piani nazionali e Competitiveness Fund, seguono la procedura legislativa ordinaria, con la possibilità del Parlamento di esprimersi sulle singole proposte.
Inoltre, le misure che riguardano le risorse proprie vanno approvato da ciascun Paese dell’Ue secondo quanto previsto dalle rispettive costituzioni, ad esempio da parte dei parlamenti nazionali.
Il termine per concludere la procedura di approvazione è fissato a dicembre 2027.
(Hanno collaborato Leonardo Pinna ed Eleonora Trento – Per la foto nel testo
credits fotografici European Union, 2025)


