A scattare la fotografia delle performance del mercato immobiliare italiano corporate questa volta è la compagine delle aziende di settore insieme ai ricercatori di una delle primarie società di studi economici.
Assoimmobiliare e Nomisma, condividendo la necessità di un percorso integrato improntato all’obiettività, lanciano il primo indicatore di performance del mercato immobiliare corporate italiano, uno strumento atto a favorire l’ampliamento degli investimenti attraverso la misurazione delle performance del mercato. L’indicatore di performance, prodotto su base semestrale, è destinato a offrire orientamento, valutazioni sulle performance dei gestori misurando la redditività del segmento immobiliare corporate. Per ottenere questo risultato, vengono messi a fattor comune i dati delle aziende. L’orizzonte di tale approccio è l’accrescimento dell’attrattività e della trasparenza nei confronti degli investitori italiani e internazionali con il fine ultimo di orientarne le scelte.
L’elaborazione dell’indicatore di performance ha delineato uno scenario molto preciso del mercato. A tale proposito Nomisma sottolinea come, nonostante nell’ultimo anno siano notevolmente aumentate le tensioni finanziarie, vi sia una capacità del mercato immobiliare corporate italiano di garantire una redditività soddisfacente anche quando il contributo della rivalutazione è modesto, o addirittura leggermente negativo.
La raccolta dei dati ha riguardato asset immobiliari con un valore di oltre 37 miliardi di euro detenuti da SGR e SIIQ italiane che hanno finanziato il progetto e i cui risultati sono messi a disposizione del settore (Amundi, Bnp, Cdp, Coima, Dea Capital, Fabrica, Generali, Igd Siiq, Investire, Morgan Stanley, Polis, Prelios, Sator, Serenissima, Sorgente). In particolare, sono stati definiti un indice globale (considerando tutti gli immobili, indipendentemente dalla tipologia e dalla localizzazione), un indice core (comprendendo solo gli immobili non oggetto di operazioni di sviluppo e trasformazione immobiliare), oltre a tre indici settoriali (direzionale, commerciale e industriale), sia a livello nazionale che delle principali realtà urbane del Paese (in primis Roma e Milano).
Analizzando gli investimenti corporate in Italia, che rappresentano il mercato di riferimento, emerge come il volume di transazioni del 2018 sia stato di 8,6 miliardi di Euro (a fronte degli 11 miliardi di Euro generati nel 2017), prevalentemente rappresentati da cespiti direzionali e commerciali. In merito alla provenienza dell’investitore, nel corso del 2018 è stata per il 64% estera (5 punti in meno rispetto all’anno precedente). Con riferimento allo stock immobiliare oggetto di analisi, la componente preponderante è, anche in questo caso, rappresentata da cespiti direzionali (27,6%) seguita dagli asset commerciali (18,3%). In termini di valore di mercato determinato da esperti indipendenti (AUM), l’incidenza dei due segmenti principali cresce ulteriormente, con la componente direzionale che si attesta a 18.039 milioni di Euro, pari al 47,9% del totale complessivo, e quella commerciale che raggiunge 5.365 milioni di Euro, pari al 14,2%. Seguono gli immobili residenziali, con un valore di 3.577 milioni di Euro (9,5% del totale) e industriali, il cui valore risulta pari a 2.571 milioni di euro (6,8% del totale). Un settore in prospettiva interessante come il ricettivo attualmente “pesa” per il 2,3%, con un AUM di 848 milioni di Euro.
In termini di performance, dall’analisi emerge una buona redditività per tutte le categorie: considerando l’indice Global del mercato corporate italiano, la redditività del primo semestre del 2018 è stata del 2,11% (1,93% al netto di tasse e spese a carico della proprietà). Seppure in rallentamento rispetto al 2017, quando su base annua ci si era attestati al 5,60% (5,19% al netto delle tasse), il risultato si conferma soddisfacente. Passando all’indice Core (relativo ai soli immobili locati), la redditività del primo semestre 2018 è pari al 2,60% (2,30% al netto di spese e imposte), mentre nel 2017 si attestava al 5,36% (4,72% in termini netti). Considerando i mercati principali di Milano e Roma, si registra una migliore performance del capoluogo lombardo nel segmento direzionale, mentre in corrispondenza del settore commerciale le differenze risultano meno marcate.