“Vogliamo essere un laboratorio dove portare il meglio del nostro settore. Chi arriva nei nostri uffici di progettazione, anche se per una breve esperienza, avrà la possibilità di imparare e di ‘dare’. Nel nostro campo siamo tra i primi cinque studi a livello nazionale e vogliamo restarlo”. Risponde così Marchetti all’ultima domanda, un po’ a bruciapelo, sul perché una persona dovrebbe venire a lavorare in Marlegno.
Gli occhi si illuminano e il sorriso si allarga. Crede davvero nel suo lavoro questo imprenditore della provincia bergamasca che venti anni fa con il fratello Siro, il presidente, ha dato vita a una piccola attività di produzione di coperture in legno con cui riforniva in subappalto le imprese edilizie della zona. E il tempo gli ha dato ragione perché il cammino della Marlegno, specializzata nella progettazione e costruzione di prefabbricati in legno, è una storia di dedizione, passione e soprattutto disponibilità al cambiamento.
Il primo giro di boa risale al 2010; l’azienda in quel momento è passata dai cinque iniziali ai venti dipendenti e realizza circa 6-7 milioni di fatturato. La crisi finanziaria innescata dal crollo di Lehman Brothers ben presto fa sentire i suoi effetti sull’edilizia. Marchetti decide un cambio di strategia: da impresa BtoB a impresa BtoC. “Le imprese edili, fino ad allora principali clienti, non erano più solvibili. E così siamo andati noi a cercare il nostro cliente finale per gestire interamente la commessa”, spiega l’imprenditore.
La bontà di quella scelta viene confermata nel 2016 quando l’impresa vince il Premio nazionale per l’Innovazione – “abbiamo capito che era la strada giusta”, chiosa Marchetti – e prosegue nel riassetto della struttura organizzativa. Oggi, dagli stabilimenti di Bolgare, in provincia di Bergamo, escono prefabbricati in legno di alta qualità per la realizzazione di ville singole, case a schiera, capannoni industriali ed edifici pubblici come scuole o palestre.
Attiva sul mercato del Centro e Nord Italia, dallo scorso anno la Marlegno ha anche una sede in Svizzera, dove opera come main contractor per il mercato locale e punta a un’espansione su quello francese e tedesco. Quella della realizzazione di eco-resort, come in Spagna e alle Maldive, resta per il momento un’attività episodica legata all’input dei committenti, ovvero i tour operator.
“Innovazione e sostenibilità sono i nostri driver – spiega Marchetti -. Quando realizziamo un’opera vogliamo che essa rappresenti quanto di meglio e più aggiornato la tecnologia offre in quel momento in termini di struttura, impianti e design. Al cliente diamo tutte le certificazioni che indicano le performance, energetiche e non solo, dell’edificio perché per noi la sostenibilità non è una moda ma sono numeri”.
L’attitudine all’innovazione trova un esempio in una delle recenti operazioni realizzate. Tramite il bando “Smart Living” della Regione Lombardia, Marlegno lo scorso anno ha messo a punto il sistema AdESA, acronimo di “adeguamento energetico, sismico, architettonico”. In pratica, si tratta di un “guscio di legno”, un esoscheletro di pannelli coibentati e dotati di sensori da applicare all’esterno per rimettere in sicurezza gli edifici senza spostare gli inquilini. Un sistema utilizzabile per strutture fino a quattro o cinque piani, che può migliorare esteticamente costruzioni meno pregiate come quelle tirate su nell’immediato dopoguerra.
Nel frattempo l’azienda ha portato avanti al proprio interno una piccola “rivoluzione 4.0”. A tutte le macchine del reparto produttivo sono stati applicati sensori che consentono loro di dialogare con le postazioni dell’ufficio tecnico, queste ultime riconcepite non come unità a sé stanti ma in una logica di “arcipelago connesso”. “In questo modo – spiega Marchetti – possiamo monitorare ciascun pezzo, sapere chi lo sta lavorando e quando sarà terminato. Abbiamo migliorato la programmazione e la qualità”. E tutto questo è stato possibile grazie a un bando Horizon 2020. “Rispetto ad altri settori l’edilizia ha ancora una forte componente artigianale. Con questo sistema abbiamo introdotto una logica industriale recuperando efficienza”, aggiunge l’imprenditore.
Che tra i vari impegni ha trovato anche il tempo per mettere nero su bianco alcune considerazioni sul percorso svolto nel libro “L’Imprenditore e il manager”, scritto a quattro mani con il collega e amico Tiberio Tesi e pubblicato da Este Libri. Perché lo ha scritto? “Per valorizzare il lavoro fatto, averne traccia e poter offrire, in qualche modo, anche uno stimolo agli altri”. A proposito di innovazione, c’è un passaggio in cui si afferma che questa “spesso arriva dal basso, perché chi è più vicino al problema è nella migliore posizione per risolverlo”. È davvero così alla Marlegno? “Certamente – risponde –. Abbiamo istituito per esempio una procedura tale per cui ogni suggerimento fatto da un collaboratore deve ricevere una risposta entro un tempo definito, affermativa o negativa che sia”.
Oggi l’azienda è cresciuta sino a raggiungere gli 85 dipendenti, 25 al reparto produttivo e il resto costituito da architetti e ingegneri, e ha chiuso il 2020 con 16 milioni di fatturato. “L’innovazione devi volerla – conclude Marchetti -. Se ci credi devi essere il primo promotore. Non tutto va a buon fine, ma nel nostro mestiere devi assumerti il rischio, darti un tempo e lavorare per ottenere il risultato”.