
Il meccanismo europeo di adeguamento del carbonio alle frontiere compie un nuovo passo avanti. Il 17 ottobre è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il regolamento che modifica il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) per semplificarne l’attuazione e rafforzarne il funzionamento. L’atto, parte del pacchetto Omnibus I, è entrato in vigore tre giorni dopo la pubblicazione, completando l’iter legislativo avviato a inizio anno.
DI COSA SI TRATTA
La riforma nasce dall’esigenza di rendere il sistema più accessibile, soprattutto per le piccole e medie imprese, che negli ultimi mesi avevano segnalato le difficoltà di gestione del complesso apparato dichiarativo previsto dal meccanismo. Il CBAM, entrato in fase transitoria nel 2023 e destinato a diventare pienamente operativo dal 2026, è uno dei pilastri della strategia europea per la decarbonizzazione industriale: introduce un prezzo del carbonio sulle importazioni di beni ad alta intensità emissiva (ferro, acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti e idrogeno), per evitare che la produzione si sposti verso paesi con standard ambientali meno stringenti.
Il regolamento pubblicato a ottobre introduce una soglia di esenzione di 50 tonnellate di importazioni annue per operatore, con l’obiettivo di ridurre gli oneri per Pmi e importatori occasionali. Secondo le stime della Commissione, la misura interesserà circa il 90% degli operatori, pur mantenendo invariata la copertura climatica, che continuerà a riguardare il 99% delle emissioni incorporate nei beni importati.
Oltre alla soglia, vengono introdotte procedure semplificate per le autorizzazioni, le dichiarazioni e le verifiche, insieme a disposizioni rafforzate contro l’elusione per prevenire manipolazioni e frazionamenti artificiosi delle importazioni. Il regolamento si inserisce in un più ampio processo di razionalizzazione normativa volto a rendere le politiche climatiche europee più coerenti, proporzionate e prevedibili.
LE REAZIONI DELL’INDUSTRIA
Per il sistema produttivo europeo, e in particolare per quello italiano, si tratta di un passo avanti tecnico utile ma non risolutivo. L’alleggerimento burocratico riduce la complessità per gli importatori a basso volume, ma non affronta ancora le questioni di fondo legate alla competitività industriale. Il CBAM, infatti, incide direttamente sui costi di approvvigionamento di settori strategici come acciaio, ceramica, vetro e chimica, già gravati da prezzi energetici più elevati rispetto ai concorrenti extra-Ue.
Uno dei punti più critici resta quello dell’export, rimasto escluso dal pacchetto di modifiche. La Commissione europea ha annunciato l’intenzione di proporre entro la fine dell’anno un meccanismo di compensazione per le esportazioni, finanziato con i proventi del CBAM, ma i contorni della misura restano incerti. La prospettiva di rimborsi parziali legati a impegni di decarbonizzazione e soggetti a revisione nel 2027 potrebbe generare complessità amministrative e limitare l’accesso alle imprese più esposte alla concorrenza internazionale.
Altro fronte da seguire con attenzione è l’estensione del CBAM ai prodotti trasformati, prevista per la fine del 2025. L’obiettivo è evitare che il rischio di rilocalizzazione delle emissioni si sposti lungo la catena del valore, penalizzando la manifattura europea. Confindustria ne riconosce la necessità, ma sottolinea che qualsiasi proposta dovrà essere preceduta da un’analisi di impatto approfondita, in grado di valutare gli effetti economici su settori e filiere e la capacità delle imprese di trasferire i costi lungo il ciclo produttivo.
DA QUI IN AVANTI
L’adozione del regolamento di semplificazione si inserisce in un momento decisivo per la politica climatica europea, che nei prossimi mesi sarà al centro di ulteriori interventi legislativi. Oltre alla revisione del CBAM, la Commissione ha annunciato nuove proposte per armonizzare le metodologie di calcolo delle emissioni incorporate, stabilire regole di compensazione con l’ETS e rafforzare la governance dei meccanismi di verifica.
Nel complesso, la misura rappresenta un segnale positivo nella direzione di una regolamentazione più proporzionata e trasparente, ma resta la necessità di un cambio di passo strutturale. Il CBAM dovrà evolvere da strumento puramente regolatorio a vero pilastro di politica industriale europea, capace di conciliare obiettivi climatici e competitività.

