
Con alle spalle una storia che meriterebbe ancora più spazio per essere raccontata nei suoi tanti e interessantissimi particolari, la Tessuti Artistici Fortuny – 4,6 milioni di euro di fatturato nel 2024 e 33 dipendenti – è il prodotto della vena artistica di quel Mariano Fortuny y Madrazo che, nel 1921, dopo essere nato in Spagna e aver vissuto a Parigi, decide di spostarsi a Venezia per mettere a frutto le proprie doti di fotografo, scenografo e pittore. In laguna sviluppa poi la passione per la luce e, soprattutto, inventa un macchinario che riproduce tecniche giapponesi nella fattura di tessuti per le scenografie teatrali.
Di lì in avanti l’assoluta unicità delle idee artistiche di Fortuny y Madrazo finiranno per appassionare una designer newyorkese, Elsie Lee, che contribuirà a far conoscere anche negli Stati Uniti le potenzialità di questi innovativi tessuti per arredo d’interni e, di fatto, a portare l’azienda veneziana – dal 1988 di proprietà dei Riad, famiglia statunitense di origine egiziana – ad un livello commerciale sempre più importante.
“Mariano Fortuny y Madrazo ha applicato l’arte alla tecnologia, un mix di stampo futurista in grado di generare cose diverse dall’usuale e di una qualità nettamente superiore alla media – sottolinea Marco Fecchio (nella foto in alto), direttore finanziario di Tessuti Artistici Fortuny –. Partendo dalla pittura ha interpretato la propria vena artistica attraverso la luce, trait d’union tra il mondo di una volta e quello moderno e capace di influenzare la percezione degli ambienti presenti nei teatri. Un tecnico prestato all’arte e viceversa, insomma, che in quegli anni ha inventato la lampada a luce riflessa, il teatro a semisfera e una tecnica per la creazione di tessuti che ancora nessuno è riuscito a copiare”.
Una maniera di interpretare questo genere di impegno commerciale che dà grandi responsabilità ai dipendenti, spesso chiamati ad interfacciarsi con metodi produttivi non certo comuni. “In un certo modo l’operatore che lavora su un pezzo è parte integrante del macchinario. Il loro non è un compito che si può imparare altrove, considerate le macchine storiche su cui si trovano a lavorare. Ci vogliono infatti diversi anni per comprendere appieno le criticità della stampa, legate al fatto che i disegni sono tutti diversi e che il nostro modus operandi miscela l’artigianale con l’industriale, senza comunque esserci mai fatti fagocitare da quest’ultimo”.

IL TESSUTO APOLLO DEEP INDIGO & SCARLET DELLA COLLEZIONE TEATRO
Un altro motivo d’orgoglio, soluzione che in ogni caso espone l’azienda ad ulteriori problematiche, è quello di aver scelto negli anni di non abbandonare il sito produttivo presente sull’isola della Giudecca, come deciso invece da altre realtà industriali. “Una decisione piuttosto impegnativa da un punto di vista economico, visto che tra l’altro stoccare merci qui è di certo più costoso, ma anche nell’ottica degli spostamenti dei dipendenti: questi, che per la maggior parte vivono a Chioggia, sono di fatto obbligati a prendere il traghetto per venire in azienda. In altre parole, per lavorare da noi devi necessariamente avere passione per ciò che facciamo, anche se devo dire che l’ambiente circostante aiuta davvero. Siamo infatti all’interno di un vecchio monastero napoleonico, con una antica piscina costruita nel bellissimo giardino che circonda la proprietà”.

CUSCINI REALIZZATI DALLA TESSUTI ARTISTICI FORTUNY
Nel frattempo la Tessuti Artistici Fortuny continua a concentrare il proprio sforzo commerciale verso il privato interloquendo principalmente con architetti, decoratori d’interni ma anche con showroom. “Oltre che sul B2B ci concentriamo pure sulla fattura di prodotti finiti per il B2C, un impegno che richiede canali dedicati attraverso l’utilizzo del nostro sito web e, conseguentemente, di una piattaforma e-commerce”, chiarisce Fecchio, che poi va a toccare una problematica che all’interno della Pmi veneziana è molto sentita e curata. “Per quanto riguarda invece l’attrattività dell’azienda rispetto ai giovani posso dire che facciamo di tutto per farli avvicinare e trattenerli. Da queste parti le nuove generazioni sono più interessate al marketing e al design, forse anche perché quello legato alla produzione può essere un lavoro più duro sul piano fisico. In ogni modo, per me che gestisco le risorse umane, c’è la assoluta necessità di trattenere i talenti motivandoli con la prospettiva di un’adeguata crescita personale. Il turnover? È difficile che chi abbia iniziato a lavorare qui decida di andarsene, considerato che ognuno ha il tempo per trovare la propria dimensione in Tessuti Artistici Fortuny”.
Non troppo preoccupata dai dazi ma piuttosto dal tasso di cambio tra euro e dollaro e dalla sua complessa gestione, l’azienda veneta ha comunque proseguito ad esplorare pure altre direzioni commerciali concentrandosi sulle carte da parati. “Le abbiamo appena finite di testare negli Stati Uniti e questa linea a mano, che reinterpreta stili Fortuny con diversi effetti, sembra aver avuto un buon successo. Quindi spingeremo ancora di più sull’acceleratore considerato il forte interesse mostrato da proprietari alto spendenti di appartamenti situati a Manhattan e presenteremo il tutto anche in Europa, probabilmente, assieme ad alcune ulteriori tecniche di produzione, nel gennaio prossimo a Parigi”, conclude Marco Fecchio.

