
Al momento di scegliere cosa fare da grande, Mariapina Fontana non ha avuto molti dubbi. Ovviamente ha pensato a come poter mettere in pratica le idee maturate avendo vissuto in prima persona le vendemmie e tutto quanto gira attorno ad una vigna, ma poi, assieme al fratello Antonio, ha subito iniziato a tracciare la strada che negli anni ha portato all’affermazione di Tenuta Fontana (un milione e settecentomila euro di fatturato nel 2024 a fronte di 60 dipendenti), azienda agricola con base a Pietrelcina, in provincia di Benevento, che si occupa di produzione, trasformazione e commercializzazione di vini di qualità.
Un progetto che ha preso il via nel 2009, momento in cui la quinta generazione della famiglia Fontana ha deciso di lanciarsi con grande passione nel recupero e nella ulteriore valorizzazione di terreni e vitigni che, a loro avviso, meritavano un’attenzione speciale.
“Il nostro è un mondo in cui le cose vanno ben ponderate e c’è bisogno di tanta pazienza per dare sostanza ad una realtà giovane come quella avviata sedici anni fa – spiega Mariapina Fontana (nella foto in alto) –. Nel quotidiano ci impegniamo a far conoscere uve sempre esistite, ma poco note al pubblico meno esperto. Tra queste c’è sicuramente il vitigno a cui siamo più fortemente legati, quell’Asprinio che siamo riusciti a recuperare, proteggere e far fruttare utilizzando il metodo dell’Alberata”. Quest’ultimo si rifà ad una particolare tecnica di origine etrusca usata in agricoltura, soprattutto in Campania, per coltivare le viti usando alberi vivi come tutori e in cui i rami delle viti finiscono per “maritarsi” con i pioppi salendo sino a 10-15 metri d’altezza.

IL METODO DELL’ALBERATA

OroRe, VINO CREATO DA TENUTA FONTANA E DISPONIBILE SIA BIANCO CHE ROSSO
Un’altra tappa importante nel viaggio imprenditoriale di Tenuta Fontana è stata nel 2018, quando la Reggia di Caserta ha emanato un bando che aveva come obiettivo il recupero di uno storico vigneto creato al tempo da Ferdinando IV di Borbone nel bosco di San Silvestro. “Partecipammo senza troppe aspettative considerata la presenza in gara di alcune cantine piuttosto conosciute, ma alla fine i prescelti fummo proprio noi. La bella notizia mi è arrivata quando ero impegnata al Festival di Sanremo nella promozione dei vini di Tenuta Fontana e quindi mi sono dovuta controllare per non esplodere di felicità di fronte a tutti. In pratica, il progetto prevedeva la ristrutturazione di una vigna situata nei pressi della Reggia dove, 160 anni fa, era presente un’attività di produzione vinicola. Una responsabilità grandissima, che abbiamo affrontato tra il 2018 e il 2021 impiantando il Pallagrello per poi attendere gli sviluppi successivi. E quando abbiamo portato a termine la prima vendemmia abbiamo finalmente capito, con immaginabile sollievo, che anche la natura aveva fatto al meglio la propria parte”. Sono nati in questo modo OroRe bianco e nero, vini di grande spessore e frutto del processo di rinascita messo tenacemente in campo da Tenuta Fontana.
Oltre al celebrato Asprinio e alle due versioni del Pallagrello, la dinamica Pmi campana produce anche Falanghina, Aglianico e Sciascinoso nella vigna di Pietrelcina. “Siamo in un piccolo borgo dove la terra è molto generosa e all’occhio il paesaggio è di pari valore – sottolinea l’imprenditrice –. Inoltre, produciamo pure uno spumante dall’Asprinio, esperimento assolutamente riuscito, tanto da essere diventato oggi un nostro cavallo di battaglia con l’etichetta Olmo”.
Felice di poter incarnare quella leadership al femminile che si sta sempre più ampliando alla guida di progetti enologici (sulla scia dell’immenso lavoro fatto in passato da Madame Clicquot in Francia), Mariapina Fontana rivendica il ruolo dell’azienda di famiglia nel processo biologico che si basa principalmente su un grande rispetto della natura. “Soprattutto con i cambiamenti climatici in atto dobbiamo fare una grande attenzione nel curare ogni singolo aspetto, ma senza voler interferire con il corso naturale delle cose. Un modo di fare che poi però è in grado di regalarti, per esempio, quel sentore di castagno quest’anno ancora più incisivo rispetto al solito dopo la pigiatura del Pallagrello nero: quel giorno ho chiuso gli occhi e mi sono sentita trasportata nel sottobosco. Esperienza unica nel suo genere”.

PANORAMICA SU ALCUNI VITIGNI DI TENUTA FONTANA
Nel frattempo, per veicolare il proprio vino – 100mila bottiglie l’anno al momento – verso attività commerciali capaci di esaltarne il pregio, Tenuta Fontana si affida principalmente ad enoteche e ristoranti di un certo livello. “Per ora il canale della Gdo non lo abbiamo ancora esplorato, cercando invece di curare in prima persona il rapporto con altri clienti. E infatti una delle più grandi soddisfazioni avute è stato quando un ristoratore ha detto che mi brillavano gli occhi mentre gli parlavo del nostro vino”.
Quindi la passione non manca di certo nelle scelte quotidiane della quinta generazione dei Fontana, pronta a far conoscere i vini della casa anche in altre zone d’Italia e magari del mondo. “Mentre esportiamo negli Stati Uniti, come in Inghilterra e Belgio dopo un’esperienza passata pure a Hong Kong, l’idea è quella di restare aperti alla possibilità di fare ulteriori esperienze commerciali, tenendo bene in mente che Tenuta Fontana punterà sempre più sulla qualità che sulla quantità”, conclude Mariapina Fontana.

I VITIGNI DELL’AGLIANICO


