
“Il libro è come il cucchiaio, il martello, la ruota, le forbici: una volta che li avete inventati, non potete fare di meglio”. La frase, famosa, è di Umberto Eco. Ed è facile ricordarsene tutte le volte in cui vale la pena ribadire l’essenzialità della lettura, del piacere del testo, del gioco di trovare, tra parole ben impaginate, il gusto della conoscenza, della scoperta, dell’avventura. “Non sperate di liberarvi dei libri”, sosteneva appunto Eco, in una brillante conversazione con Jean-Claude Carrière, pubblicata nel 2017 da La nave di Teseo.
Riprendere in mano i libri. E costruire lettori, nel presente e per il futuro. Anche abituando le bambine e i bambini, fin da piccoli, a considerarli oggetti normali, piacevoli, divertenti, che animano la nostra quotidianità. Come il cucchiaio, appunto. Stanno qui, le basi del progetto, deciso dal Gruppo Tecnico Cultura di impresa di Confindustria, di favorire la diffusione delle biblioteche aziendali, rilanciando un’iniziativa già discussa una decina di anni fa. In collaborazione con l’AIE, l’Associazione degli Editori. E coinvolgendo il tessuto delle associazioni confindustriali e delle imprese sui territori.
Fondare e fare crescere biblioteche, come parte d’un impegno, politico e sociale, che ridia spazio e dignità alla formazione, allo studio, alla ricerca, ai valori della conoscenza e della scienza: valori essenziali anche per una cultura d’impresa che vuole avere un ruolo attivo di fronte alle sfide di una complessa e controversa modernità. Biblioteche di quartiere. E biblioteche scolastiche, ricche di libri adatti agli interessi e alle passioni di bambini e adolescenti. Biblioteche di condominio. Ma anche, appunto, biblioteche in fabbrica, negli uffici, in tutti i posti di lavoro in cui si ritrovano comunità di persone. Un investimento pubblico e privato sulla lettura. Tutte queste biblioteche potrebbero essere messe in circolo, collegate ai sistemi bibliotecari di comuni e regioni. Anche per diventare punti d’incontro, conversazione, confronto. Luoghi in cui cresce e matura il capitale sociale di una comunità.
Di biblioteche in fabbrica ce ne sono già alcune, in Pirelli (secondo una tradizione di buona cultura d’impresa che risale alla prima metà del Novecento) e in Bracco a Milano, all’Unipol di Bologna, in Italchimica a Padova e alla Tosa Group di Santo Stefano Belbo, alla toscana NtFood, al Gruppo Casalino di Corato (Bari) e alla Farmalabor di Canosa di Puglia e in parecchi altri posti ancora. E in più d’una ci sono reparti specializzati in libri per bambini e ragazzi. Leggere, appunto, migliora la qualità degli ambienti di lavoro e dei meccanismi di welfare. E stimola i genitori a fare leggere i loro ragazzi, senza peraltro incidere sui bilanci familiari.
Le considerazioni dell’ultimo Rapporto Censis descrivono impietosamente gli italiani in maggioranza rassegnati a vivere in un paese scoraggiato, “intrappolato nella continuità della medietà”, convinto che sia impossibile risalire la scala sociale e dunque ripiegato a “galleggiare”. Senza rendersi conto d’essere “esposti alla lusinga della manipolazione nel caos digitale e dunque “succubi e sudditi”, per usare l’efficace sintesi di Agnese Pini, direttrice di QN (“La Nazione”, “Il Resto del Carlino” e “Il Giorno”).
Una rassegnazione da cui uscire investendo su cultura, fiducia, lavoro di qualità, partecipazione, senso di responsabilità nel “prendersi cura” di tutte le condizioni per costruire un futuro migliore. È dunque ancora più necessario e urgente investire risorse, intelligenze e volontà nei luoghi d’elezione dei libri, le biblioteche e le librerie e fare capire la bellezza della lettura. Una scommessa culturale e civile, che investe le persone di cultura, ma anche le istituzioni, la scuola, la politica e gli attori sociali, a cominciare proprio dalle imprese. Tenendo a mente la lezione di Marguerite Yourcenar, tratta da “Le memorie di Adriano”: “Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire” (la frase è ripresa sul frontone della Biblioteca aziendale Pirelli in Bicocca).
Siamo dentro una transizione difficile e controversa, di stili di vita, abitudini, consumi e costumi. Di linguaggi e tecnologie. La diffusione dell’Intelligenza artificiale, che incide molto sui processi economici e sui prodotti culturali, rende il contesto ancora più complicato. Ecco, allora, perché è indispensabile fare crescere la capacità di lettura, stimolare la fantasia personale, favorire il pensiero critico. Lavorare per dare senso e respiro di umanità all’innovazione. E rafforzare, nell’intraprendenza, quel sistema di valori e di creatività che le è da sempre indispensabile. Una bella impresa, no?
(L’autore è anche presidente di Museimpresa)


