
FABIO FALTONI
Presidente Faltoni, siamo a metà del roadshow che Confindustria Dispositivi Medici ha organizzato per celebrare sul territorio i 40 anni di storia dell’associazione. Dopo l’Emilia-Romagna, la Puglia e la tappa bruxellese, sarete il 23 settembre in Lombardia. Dal confronto con gli associati e gli stakeholder, quale idea si è fatto sullo stato di salute del settore?
Con “Insieme per un Paese in salute” celebriamo i 40 anni di Confindustria Dispositivi Medici valorizzando le eccellenze territoriali, i distretti produttivi e l’intero sistema Confindustria. Raccontiamo evoluzione, impatto economico e valore sociale delle tecnologie mediche, insieme a storie di chi ne beneficia ogni giorno. In questo percorso si sta rivelando determinante la sinergia tra la nostra associazione, la Confindustria nazionale – che è partner insieme all’inserto L’Economia del Corriere della sera – e le Confindustria territoriali: un gioco di squadra che ci permette di valorizzare i territori e, allo stesso tempo, di rafforzare la capacità delle imprese di competere a livello nazionale e internazionale.
Le sfide emerse per il settore sono numerose: dai dazi degli Stati Uniti al rilancio dell’industria italiana, dalla norma del payback alla revisione dei regolamenti europei, fino ai costi delle materie prime e alla sostenibilità del sistema sanitario. Sono sfide complesse, che possiamo affrontare solo insieme, grazie a un dialogo costante con gli stakeholder e al sostegno del sistema Confindustria in tutte le sue articolazioni, nazionali e locali. È proprio questa rete a rendere forte e credibile il nostro impegno per il futuro.
Quali sono i principali cambiamenti che la pandemia ha introdotto nel vostro settore e rispetto ai quali non si è più tornati indietro?
La pandemia ha rappresentato uno spartiacque: da un lato ha fatto emergere in maniera evidente quanto i dispositivi medici siano strategici per la salute dei cittadini e per la resilienza del sistema sanitario; dall’altro ha accelerato cambiamenti che ormai sono diventati strutturali. Penso, ad esempio, alla digitalizzazione della sanità, al ruolo crescente della telemedicina e al nuovo approccio alla gestione delle forniture e delle catene globali del valore, che oggi devono essere più sicure e resilienti.
È cresciuta anche la consapevolezza, tra istituzioni e cittadini, dell’importanza di avere un’industria forte in Italia ed Europa. Durante l’emergenza abbiamo garantito continuità e innovazione in tempi record, mostrando l’indispensabilità del settore. In questo percorso il ruolo di Confindustria è stato ed è fondamentale: a livello nazionale per dare voce unitaria all’industria presso le istituzioni, a livello territoriale per valorizzare i distretti produttivi.
Il meccanismo del payback sanitario è una questione spinosa che preoccupa molte imprese, specialmente le Pmi. Qual è lo stato dell’arte e qual è la posizione di Confindustria Dispositivi Medici?
Sono scattati in questi giorni i versamenti del payback 2015-2018 per 520 milioni di euro, con procedure regionali non uniformi e incertezza sui calcoli senza Iva.
Per salvaguardare il settore è urgente eliminare il payback 2019-2024 e ripensare il modello di governance nella prossima Legge di Bilancio. Servono tetti di spesa aggiornati e regole che garantiscano sostenibilità e programmazione, senza scaricare sulle imprese oneri che ne limitano investimenti e competitività.
L’ultimo aggiornamento che avete diffuso circa i tempi di pagamento delle forniture dei dispositivi medici (giugno 2025) segnala, nel complesso, un miglioramento della situazione. In quali regioni si sono avuti i passi avanti più significativi?
A giugno 2025 i tempi medi di pagamento si attestano a 83 giorni, con un debito complessivo di 1,5 miliardi. Solo Valle d’Aosta e Veneto rispettano i 60 giorni previsti dalla direttiva europea, mentre persistono criticità nel Centro-Sud con punte record in Molise (178 giorni) e Calabria (234).
Le imprese continuano a garantire forniture essenziali anticipando i costi, ma questa situazione mina la loro capacità di investire e innovare. Serve un impegno condiviso per portare i pagamenti entro gli standard europei previsti ormai da anni.
Nel rapporto “L’IA per il Sistema Italia” è stata fatta una prima mappatura dei casi di uso dell’IA nelle imprese e il settore sanitario è uno fra quelli presi in esame. Dal vostro osservatorio che cosa riscontrate? In quali attività l’uso dell’IA potrebbe portare miglioramenti?
Il settore dei dispositivi medici, con oltre 1,5 milioni di tecnologie, è al centro della trasformazione digitale che sta trasformando la sanità. Non parliamo più solo di apparecchiature ma di un ecosistema in cui software, algoritmi e terapie digitali sono dispositivi a pieno titolo.
L’IA sta già rivoluzionando la diagnostica precoce, la personalizzazione terapeutica e il telemonitoraggio, migliorando esiti clinici ed esperienza del paziente. Al tempo stesso contribuisce alla sostenibilità del Sistema sanitario nazionale, ottimizzando processi, riducendo liste d’attesa e supportando i professionisti nella gestione dei dati. In questo scenario, il sistema Confindustria ha un ruolo chiave nel sostenere le imprese negli investimenti e favorire la diffusione di queste innovazioni definendo regole chiare a beneficio del sistema sanitario, del personale medico e di tutti i cittadini.
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