
Villa de Varda – due milioni di euro di fatturato nel 2024 e dieci dipendenti – è il risultato dell’apprezzato lavoro delle sei generazioni della famiglia Dolzan, dal 1678 proprietari di vigneti, produttori di vino e, in particolare, della grappa che continua ad essere il punto di forza della Pmi con quartier generale a Mezzolombardo, in provincia di Trento. Un’affermata azienda con un catalogo ricco di prodotti particolari e mai banali, in grado di riuscire a integrare tradizione e innovazione puntando forte sulle capacità delle persone che all’interno della realtà trentina si occupano quotidianamente di ricerca e sviluppo, mentre altri proseguono a sviluppare quel protocollo di successo che, in particolare per la grappa, poggia sull’impiego di uva non strizzata troppo, ben matura e altri accorgimenti identitari.
“Mentre nostro padre è ancora il primo ad entrare in azienda pur non avendo più cariche, mio fratello Michele cura l’export, che rappresenta l’80% del nostro fatturato ed io seguo l’Italia oltre alla parte tecnica e di sviluppo dei prodotti nuovi – spiega Mauro Dolzan (nella foto in alto), socio di Villa de Varda –. È un lavoro di squadra che ci porta anche a collaborare con cantine storiche del territorio, il tutto per alzare sempre più l’asticella dell’impegno in un campo a cui teniamo molto. Un progetto che ci fa scambiare tra noi ricette del passato che poi cerchiamo di tradurre in qualcosa di ulteriore e piacevolmente innovativo. Per esempio, usiamo le vinacce delle Cantine Bertani per fare una grappa barricata all’Amarone invecchiata nelle stesse botti in cui era stato affinato il vino, collaborazione amichevole che abbiamo in essere pure con cantine che producono rum e non solo”.

INTERNO DISTILLERIA – VILLA DE VARDA
Il catalogo alcolico offre quindi all’affezionata clientela non solo bottiglie della tradizione, ma anche produzioni che vanno ben oltre l’utilizzo del classico barrique per affinare i distillati della casa. “Tra le altre cose proponiamo loro creazioni che sono il frutto dell’uso di legni inconsueti. Tra questi spicca l’abete rosso della Val di Fiemme, legno che al tempo Stradivari usava per dare vita ai suoi inarrivabili violini, ma che mai era stato inserito nel processo di produzione di un distillato o portato nel mondo dell’enologia a causa della presenza di resina che ne pregiudicava l’utilizzo. Ora però gli studi fatti al proposito lo permettono e così ci siamo lanciati pure in questo percorso”.
Intanto, una decina d’anni fa, i vertici aziendali di Villa de Varda hanno avuto l’idea di dare il via al progetto che aveva come obiettivo quello di creare un whisky dal Dna italiano. “Lo produciamo nel nostro stile e con una tecnica unica usando cereali di montagna trentini, acqua delle Dolomiti del Brenta. Ha in più un profilo ancora più italiano visto che, per il suo invecchiamento, come per la grappa, utilizziamo botti in legno in cui precedentemente aveva riposato l’Amarone, oppure quelle usate per il passito di Pantelleria”.
In ogni caso Villa de Varda non si limita a mettere sul mercato solo questo genere di apprezzati distillati, ma ha anche tirato fuori dal proprio bagaglio storico un amaro sicuramente fuori dal comune. “L’Elixir Sancti Virgilii è una miscela di diverse botaniche del territorio e il risultato di una straordinaria ricetta databile negli anni del Concilio di Trento – sottolinea Dolzan –. Codificata dalla famiglia durante la Prima Guerra Mondiale per preservarne la tradizione, la ricetta è ora custodita nel nostro museo e alcune bottiglie sono conservate da una decina d’anni all’interno del duomo di Trento”.
Nel museo appena citato da Mauro Dolzan sono presenti ben 1.600 oggetti facenti quasi tutti parte di una delle tre, storiche sezioni produttive della struttura di Villa de Varda. “Un ambiente sotterraneo, di certo il più bello dell’azienda, in cui abitualmente lanciamo nuovi prodotti oltre a organizzare cene nel corso dell’anno. Lì sono esposti strumenti di lavoro provenienti dalla cantina, dalla distilleria e utensili agricoli”.

GLI STRUMENTI DA CANTINA CONSERVATI ALL’INTERNO DEL MUSEO AZIENDALE
Supportato nella gestione delle viti da un terroir, un microclima, in grado di garantire (anche con l’aiuto del vento proveniente dal lago di Garda) forti sbalzi di temperatura soprattutto estivi che contribuiscono aGiovani mantenere perfettamente in forma le uve mature, chi si occupa della cura dei terreni di Villa de Varda può contare su un ricambio generazionale spesso invece complicato da ravvisare in altre zone d’Italia. “Pur avendo qualche difficoltà, possiamo considerarci fortunati visto che qui la passione per uva e derivati è tangibile. A una decina di chilometri da Mezzolombardo c’è infatti un istituto tecnico agrario che ospita sia un laboratorio che una scuola d’enologia e si occupa anche di studi sulle malattie delle piante. Per noi è ovviamente un buon bacino di ricerca di giovane personale e quindi siamo sicuramente più agevolati rispetto ad altre zone d’Italia”.
In chiave futura, infine, Villa de Varda ha in programma la costruzione di una nuova sala a grandi vetrate che servirà pure per organizzare eventi. “All’interno, quando il progetto arriverà a conclusione, sarà posizionata una barricaia da 650 barili. L’investimento è stato deciso qualche giorno fa, mentre i lavori edili dovrebbero terminare entro fine anno per poi consentirci di aprire i battenti intorno a marzo-aprile 2026”, conclude Mauro Dolzan.

LA FAMIGLIA DOLZAN, ALLA GUIDA DELL’AZIENDA VILLA DE VARDA – DA SINISTRA: MICHELE, CLARA, LUIGI E MAURO DOLZAN


