SPESSO LE PMI DA SOLE NON RIESCONO A INTERCETTARE LE ESIGENZE DELLA GRANDE IMPRESA E SOFFRONO LA CONCORRENZA INTERNAZIONALE. CON “PROGETTO SVILUPPO INDOTTO”, PARTITO A MAGGIO SCORSO, CONFINDUSTRIA LA SPEZIA LANCIA UN’INIZIATIVA PER FARE INCONTRARE LA DOMANDA E L’OFFERTA PRESENTI SUL TERRITORIO.
Le sfide che il contesto economico attualmente impone alle imprese attive nei mercati internazionali si ripercuotono sempre più pesantemente sulle piccole realtà dell’indotto, imponendo loro l’improrogabile necessità di crescere e innovarsi.
Consapevole di questa esigenza, Confindustria La Spezia ad inizio 2016 sotto la guida del nuovo Presidente, Francesca Cozzani, ha individuato tra i temi prioritari, il rapporto grande e piccola media impresa nell’ambito della subfornitura, avviando il “Progetto Sviluppo Indotto”.
In particolare, nell’ambito del tessuto economico provinciale, caratterizzato dalla presenza di poche ma importanti grandi aziende e di moltissime piccole realtà, spesso alle prime strettamente legate, cinque fra i più grandi nomi locali – Arsenale Militare Marittimo, Fincantieri, Leonardo – Divisione Sistemi Difesa, Sanlorenzo e Termomeccanica Pompe – hanno unitamente condiviso l’iniziativa di stimolare nuovi processi di crescita al fine di massimizzare le opportunità di business delle pmi.
“Il progetto – spiega la presidente Cozzani – è nato col duplice scopo di aiutare le pmi a rispondere alle richieste sempre più pressanti delle grandi imprese e di consentire alle stesse di ottenere un migliore supporto locale, a beneficio, quindi, di entrambe le categorie. Purtroppo, la globalizzazione espone le pmi che operano nel nostro territorio al confronto con competitor di ogni provenienza e dimensione, con le quali difficilmente riescono a misurarsi. Il progetto consente di condividere le sfide e le opportunità portate dalle grandi realtà, proponendo e avviando le necessarie azioni di miglioramento”.
Dall’analisi della domanda emerge, infatti, che le pmi spezzine riescono ad intercettare percentuali molto basse di quanto esternalizzato dalle grandi imprese, tra l’8% ed il 20% al massimo. L’obiettivo è incrementare questi valori.
“La migliorata competitività – aggiunge Cozzani – dovrà favorire, inoltre, la capacità di penetrazione delle aziende meno strutturate su mercati attualmente non accessibili. Partendo dall’analisi del gap tra domanda e offerta, dobbiamo favorire iniziative perché il matching tra le due sia adeguato, sia in riferimento alla tipologia delle forniture, sia dei loro volumi”. “È un progetto di grande importanza – conclude – certamente complesso, ma condiviso sin da subito dalle grandi realtà coinvolte e al quale hanno dedicato risorse, rendendolo, nel suo complesso, un’iniziativa che a oggi riteniamo probabilmente unica e un ottimo esempio per altri territori”.
Il Progetto Sviluppo Indotto si articola in tre fasi: la prima relativa all’incontro con le grandi realtà per l’analisi delle ricadute economiche locali, lato domanda; la seconda, riguarda l’analisi delle potenzialità produttive lato offerta; nella terza, ancora in corso, sono verificate le potenziali opportunità di business e/o criticità riscontrate nel rapporto di subfornitura. In particolare, dall’analisi dei dati raccolti è stato possibile rilevare una panoramica delle realtà produttive dell’indotto, evidenziando le aree di competenza, gli asset disponibili, i punti di forza, le carenze e le potenzialità ancora inespresse. Obiettivo è quello di aiutare le pmi a strutturare delle “catene del valore” in grado di rispondere alle importanti opportunità di business espresse localmente.
Operativamente Confindustria La Spezia è supportata dalla società di consulenza D’Appolonia. Il progetto, inoltre, vede la collaborazione del gruppo Piccola Industria locale, che da sempre propone, attiva e supporta ogni occasione di sinergia fra le grandi imprese e le pmi del territorio ed ha avuto il sostegno di due importanti istituti bancari, quali Crédit Agricole Carispezia e il Gruppo Banco Popolare.
“Consapevoli dei numeri in gioco e delle tante commesse che non vengono intercettate dalle aziende del nostro territorio, ritengo che le pmi debbano cercare di aumentare la loro competitività e la loro offerta in termini di proposta tecnologica e di servizio – spiega Ettore Antonelli, presidente Comitato Piccola Industria Confindustria La Spezia – Scopo dell’iniziativa è favorire i processi di crescita, che possono avvenire in maniera autonoma, oppure attraverso forme collaborative, da noi peraltro approfondite anche con il coinvolgimento di RetImpresa Confindustria, per stimolare l’utilizzo del Contratto di Rete”.
Dal lavoro a oggi svolto si profilerebbero dieci gruppi formati complessivamente da circa 40 pmi per la fornitura di “lavorazioni complesse” verso i grandi committenti, nell’ottica dell’ampliamento delle catene del valore disponibili. “Stiamo andando sempre più verso ‘commesse chiavi in mano’ ampie e di alta qualità – conclude Antonelli – ed è necessario riuscire ad intercettarle. Il Progetto è ancora in corso, ma la speranza è che non si esaurisca con la fine degli incontri, poiché deve essere letto come l’avvio di un nuovo modo di confronto e di rapporto tra le imprese locali. Per questo sono certo che l’iniziativa rappresenti un’occasione unica per le pmi del territorio”.
I Numeri dell’iniziativa
Lanciato a maggio scorso, il Progetto Sviluppo Indotto si è articolato in tre fasi per un totale, ad oggi, di 7 eventi pubblici e 2 seminari tecnici organizzati. La prima fase ha visto l’incontro con le cinque grandi realtà economiche per l’analisi delle ricadute locali, lato domanda. Ad essere coinvolte, nello specifico, sono state Fincantieri, Leonardo – Divisione Sistemi Difesa, Sanlorenzo, Termomeccanica Pompe e l’Arsenale militare marittimo La Spezia. Tra giugno e luglio è scattata la seconda fase, nella quale sono state approfondite con le pmi le potenzialità produttive, lato offerta. Da agosto, infine, è in corso la terza e ultima fase, che consiste nell’analisi delle opportunità di sviluppo di business.
Il progetto ha coinvolto 350 pmi, mentre a 900 milioni di euro ammonta il volume di acquisti complessivo espresso dalle aziende leader per le principali categorie merceologiche e potenzialmente aggredibile dalle pmi locali per i prossimi 2 anni.
Ad oggi sono allo studio dieci cluster di pmi specializzati nella fornitura di “lavorazioni complesse” per un totale di 40 imprese coinvolte. (l.c.)