Esempio di impresa culturale sul territorio, capace di implementare virtuosi modelli produttivi e di gestione, nuove strategie di marketing e comunicazione, il Teatro di San Carlo si distingue anche per una forte apertura al sociale e a target di pubblico non convenzionale.
Negli ultimi anni, anche a seguito di nuovi e più complessi scenari geopolitici, il Teatro di San Carlo ha dimostrato di essere in grado di reagire alle situazioni di stress economico e finanziario con azioni che hanno portato a forti incrementi in tutte le linee di ricavo (portando le entrate proprie a circa il 35% del bilancio) e hanno permesso di identificare la nostra istituzione come una delle imprese culturali di riferimento per tutto il Mezzogiorno.
Un’istituzione capace di fare sistema con numerose altre, sia pubbliche che private, sia locali che nazionali: a partire dai nostri soci fondatori (il Mibact, la Regione Campania, il Comune di Napoli), altri soci (la Camera di Commercio, la Città Metropolitana) e i soci sostenitori (come il Gruppo Finmeccanica, la Metropolitana di Napoli, il Banco di Napoli, la Fondazione Banco di Napoli, la Compagnia di San Paolo, Poste Italiane, Assicurazioni Generali), uniti ad altre aziende che, a diverso titolo, hanno preso parte a iniziative progettate ad hoc, utilizzando sovente lo strumento dell’Art bonus, attivo da appena due anni.
Il mio auspicio è che questa rete di aziende si estenda sempre più e nuovi partner si uniscano a questa cordata di imprese per la cultura e di cultura per le imprese; mi auguro che la società civile del Mezzogiorno entri come parte attiva nella gestione e nella progettualità del San Carlo.
Il nostro sforzo, infatti, è continuo sul fronte del sociale e della divulgazione. Un esempio concreto sono stati i diversi flash mob, con cui abbiamo cercato di coinvolgere attivamente la cittadinanza, i passanti, i turisti, e coinvolgerli in maniera travolgente, affinché scoprissero la nostra realtà e il repertorio da noi praticato, la bellezza e l’estetica che fanno parte del nostro mondo. L’ultimo, il 6 maggio in piazza del Plebiscito, voluto dalla Direzione marketing e affari istituzionali e realizzato con l’aiuto prezioso di tutto il teatro che vi ha collaborato all’unisono, ha avvicinato oltre diecimila persone sul tema di “Alice in Wonderland”.
Se tanti sono gli sforzi che il teatro mette in campo per entrare continuamente in contatto con la città, e quelli menzionati sono solo pochi esempi, auspico che altrettanti saranno gli sforzi della società civile di venire incontro, in questo cammino, al Teatro di San Carlo. La Fondazione disegnerà per ciascun partner progetti “tailor made”, in grado di garantire un valore aggiunto che solo il San Carlo, con la sua storia e autorevolezza, può conferire.
Recentemente il nostro Consiglio di indirizzo ha approvato il bilancio consuntivo 2016, che vede il pareggio di bilancio, raggiunto per il nono anno consecutivo, con un “leggero” utile (circa 280mila euro). La Fondazione, grazie a una gestione virtuosa – oculata in termini di costi ma generosa in termini di energie artistiche spese quotidianamente in più sedi grazie ad una squadra coesa e appassionata – è riuscita a preservare l’eccellenza della sua produzione, con un incremento delle alzate di sipario (222), dei titoli proposti, del pubblico raggiunto (con circa 300mila spettatori nell’anno), delle aperture del teatro per le visite guidate e le innumerevoli attività, che hanno contribuito a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Ma ciò che mi rende più orgogliosa, al di là dei risultati economici raggiunti, non scontati e molto significativi per il nostro conto economico, è quanto appunto è stato fatto parallelamente sul versante del sociale, per rendere il teatro sempre più accessibile a differenti segmenti di pubblico, in un ecosistema complesso e altrettanto strutturato: dalle iniziative “educational”, per insegnanti e studenti di ogni ordine e grado (più di 60mila sono i giovani avvicinati ogni anno attraverso 14 percorsi formativi differenti), ad occasioni ad hoc, che hanno coinvolto la Caritas e innumerevoli onlus: ad esempio, i pranzi per i senza tetto, il concerto per gli immigrati, le prove generali aperte per il sociale, le iniziative nelle carceri o negli ospedali o dedicate alle zone meno fortunate della provincia.
Il business plan che con tutti i comparti del teatro abbiamo collaudato è molto sfaccettato e ha permesso alla nostra Fondazione di muoversi velocemente, con grande flessibilità e altrettanto rigore, sia sul versante produttivo, all’interno delle mura canoniche e, contemporaneamente, in sedi decentrate e in tournée all’estero.
Un impegno importante ci attende il 3 giugno, quando il nostro coro e la nostra orchestra, diretti dal Maestro Zubin Mehta, Direttore musicale onorario, eseguiranno la Nona Sinfonia di Beethoven nel Duomo di Milano, per i 630 anni della Veneranda Fabbrica del Duomo, in un Concerto per l’Europa, che segna una prima importante pietra miliare per il San Carlo, Napoli e la Regione Campania; una collaborazione che crea un ponte tra istituzioni afferenti a regioni differenti, ma solo apparentemente distanti.
A questo si aggiunge una fitta rete internazionale che ha portato il teatro, negli ultimi sette anni, ad affrontare dieci tournée all’estero per un totale di 29 spettacoli in otto paesi (Francia, Cile, Russia, Cina, Oman, ancora Russia, Stati Uniti, Ungheria e Kazakistan) e 12 città (più il ritorno a San Pietroburgo nel 2013 e nel 2016).
Dopo il recente trionfo riscosso a Singapore con il nostro corpo di ballo, impegnato in “Giselle”, ci recheremo a Granada e a Dubai e l’anno prossimo a Bangkok.
Per una fondazione lirico sinfonica oggi fare cultura è un business complesso: a ritmi produttivi sempre più intensi e all’incremento delle alzate di sipario, con costi monitorati e contenuti, deve corrispondere una qualità artistica molto elevata che, per programmazione ed eccellenza interpretativa, permetta di tendere a posizionamenti e riconoscimenti sempre più importanti, soprattutto in ambito internazionale, e identifichi il teatro come sede principe, unica in Italia e in Europa, per determinati repertori (sia per quello proprio della tradizione settecentesca napoletana, sia per quello romantico italiano, che vide in Rossini, Bellini, Donizetti autori di primaria importanza).
La nostra mission, da statuto, è la diffusione dell’arte musicale e l’educazione musicale della collettività e questo è l’obiettivo che cerchiamo di perseguire in ogni decisione e in ogni attività che affrontiamo.