Usare l’energia in modo intelligente significa non solo tutelare l’ambiente combattendo gli sprechi, ma anche dare una forte spinta alla ripresa economica del paese. Il nuovo studio di Confindustria sull’efficienza energetica mette in evidenza questi aspetti e rilancia la sfida al sistema produttivo.
Quando si parla di efficienza energetica non si parla solo di risparmio, ma di modifica degli stili di vita dei privati e di scelte pubbliche. L’adozione di comportamenti virtuosi e l’integrazione delle scelte individuali con le decisioni pubbliche costituiscono i primi e più importanti passi.
Ma qual è la strada che bisogna intraprendere per meglio rispondere ai cambiamenti cui andiamo costantemente incontro? Per raffigurare meglio il cammino possiamo partire da un vecchio adagio: “Non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno quella più intelligente, ma la specie che risponde meglio al cambiamento”. In qualche modo, quindi, occorre “adattarsi” alle mutate condizioni climatiche e a tutto quanto ne discende. Occorre inventarsi dei nuovi comportamenti che consentano un uso più ponderato delle risorse (sempre più esigue) esistenti.
Nel campo dell’energia, è importante leggere rapidamente il cambiamento e più velocemente adattarsi alle nuove esigenze, sfruttando l’energia in modo razionale, eliminando sprechi e perdite dovuti al funzionamento e alla gestione non ottimale di sistemi semplici e complessi. In sostanza, l’uso più efficiente riguarda e coinvolge l’intero Paese e porta > necessariamente a un cambiamento di abitudini e a un adattamento a tale cambiamento. E in questo contesto, l’incremento dell’efficienza energetica si ottiene mettendo in atto varie forme di intervento, che includono miglioramenti tecnologici, ottimizzazione della gestione energetica, cambiamenti comportamentali per un uso più razionale dell’energia e diversificazione dell’approvvigionamento di energia.
Per questo motivo si ritiene che l’efficienza energetica costituisca una componente essenziale della strategia energetica europea e nazionale, finalizzate a realizzare un’economia a basso consumo energetico, più sicura, più competitiva e più sostenibile.
Di fatto, quindi, efficienza significa usare l’energia con intelligenza: si risparmia sulla bolletta, si migliora la qualità della vita e il valore della propria azienda.
Utilizzare l’energia con efficienza significa applicare comportamenti che contribuiscono a tutelare l’ambiente, a combattere gli sprechi, a lasciare un pianeta migliore alle generazioni future.
L’efficienza energetica può essere vista, però, anche come un forte elemento propulsore per la ripresa economica, perché fa risparmiare famiglie e aziende, ma soprattutto perché favorisce l’innovazione e lo sviluppo tecnologico, aumentando la qualità dei prodotti e la competitività delle imprese.
È proprio partendo da quest’ultima considerazione che, con il nuovo studio di Confindustria sull’Efficienza energetica, si conferma ancora una volta la centralità dell’efficienza nei processi industriali, per assicurare una maggiore competitività dell’industria nazionale e trasformare il raggiungimento dei target europei da un insieme di costi e vincoli ad un’opportunità di crescita economica e industriale.
Le politiche di green economy possono assumere nel Paese un ruolo strategico per incrementare la tutela delle risorse ambientali, la competitività delle imprese e i livelli occupazionali.
Il nostro Paese rappresenta, infatti, nonostante la crisi, il secondo produttore manifatturiero europeo. Questa condizione ci pone in una posizione privilegiata per valorizzare le opportunità della green economy. Gli investimenti green rappresentano, dunque, un’occasione importante per garantire la competitività del tessuto industriale nazionale e le nostre imprese lo hanno capito bene.
L’approfondimento su questi temi nello studio porta a confermare che un impegno costante alla riduzione dei consumi energetici rappresenta inoltre, per il sistema industriale, uno strumento di riduzione dei costi del processo produttivo e del costo dell’energia, che rappresenta ancora oggi un elemento di gap competitivo con gli altri paesi europei.
Per questo motivo riteniamo essenziale che si definisca una politica che promuova l’attività di ricerca e sviluppo per assicurare un alto standard di innovazione: il progresso tecnologico è, infatti, condizione fondamentale per abbattere il costo delle tecnologie green e assicurarne un’ampia diffusione.
La strada intrapresa è necessariamente quella di una convergenza delle politiche energetiche e ambientali, valutando in modo approfondito tutte le implicazioni che gli obiettivi ambientali potrebbero avere sulle diverse economie, in considerazione dei costi dell’energia, dei mix energetici dei vari stati membri e delle circostanze nazionali.
E solo questa, in sintesi, può essere considerata la strada vincente.
Diagnosi energetiche
Anche le pmi vanno a caccia di sprechi
Il decreto legislativo 102/2014, che ha recepito la Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, ha introdotto per le grandi imprese e per le imprese energivore l’obbligo quadriennale ad effettuare al proprio interno una diagnosi energetica, a seguito della quale poi fare i dovuti interventi per rendere più efficiente l’azienda e diminuire i consumi energetici.
Ancora una volta l’industria italiana ha saputo cogliere le opportunità derivanti dall’assolvimento di un obbligo. Le diagnosi, infatti, consentono di individuare i punti di debolezza di una impresa e creare le basi per identificare gli interventi necessari al miglioramento ed efficientamento del ciclo produttivo. Attraverso la diagnosi energetica, infatti, l’azienda compie il primo passo per capire come utilizza l’energia, dove si riscontrano i maggiori sprechi, dove può razionalizzarne l’impiego attraverso anche tecnologie più performanti e dove rivedere il processo produttivo.
Infatti un uso intelligente dell’energia, oltre a tagliare i costi della bolletta energetica, può permettere di ridurre i rischi connessi alla produzione, diminuire i costi ambientali diretti e indiretti, diminuire i costi della manutenzione, aumentare il comfort lavorativo e dunque la produttività, migliorare la qualità e l’affidabilità dei prodotti e servizi.
Consapevoli dell’importanza della diagnosi, lo stesso decreto ha poi previsto la possibilità di un cofinanziamento di programmi regionali volti ad incentivare gli audit energetici anche nelle piccole e medie imprese o l’adozione di sistemi di gestione dell’energia conformi alle norme Iso 50001.
Un’opportunità che per le pmi è su base volontaria. Per loro, infatti, vengono messe a disposizione risorse dallo Stato per il cofinanziamento dei programmi e dalle Regioni per il finanziamento al 50% del costo sostenuto per ciascuna diagnosi e un finanziamento per il 50% delle spese sostenute per la certificazione Iso 50001.
Insomma, attraverso le diagnosi le aziende potranno comprendere come quello che appare un obbligo si possa trasformare, invece, in una grande opportunità ribadendo che l’uso efficiente dell’energia non è solo un’arma per ridurre i costi, ma soprattutto un’opzione per rafforzare la propria competitività.
Certificati bianchi
Una best practice italiana che conquista l’Europa
Il meccanismo dei Certificati bianchi (Titoli di efficienza energetica, ndr), introdotto nel 2001, modificato nel 2004 e nel 2007, e da ultimo aggiornato lo scorso gennaio, rappresenta uno strumento di mercato che incentiva l’efficienza energetica negli usi finali e supporta la diffusione nel mercato di processi ad alto contenuto tecnologico, promuovendo gli interventi più innovativi e performanti in una logica costo-efficacia.
La certificazione dei risparmi addizionali conseguiti attraverso la realizzazione dei progetti avviene proprio con l’emissione di Titoli di efficienza energetica (Tee).
Ma perché questo strumento è così importante? Innanzitutto perché si inserisce nel quadro delle politiche europee in tema di lotta ai cambiamenti climatici, secondo cui si deve raggiungere un aumento contestuale delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, correlati a una diminuzione delle emissioni a effetto serra.
A distanza di parecchi anni dalla sua introduzione, il meccanismo incentivante dei Certificati bianchi si è affermato come lo strumento con il miglior rapporto fra il costo dell’incentivo e i risultati misurabili di risparmio energetico, e quindi di mancate emissioni di anidride carbonica.
Per questo motivo è diventato un riferimento per le politiche di promozione dell’efficienza energetica anche per gli altri paesi e per la stessa Unione europea: una vera e propria best practice italiana.
In secondo luogo, oltre a essere uno strumento essenziale per consentire all’Italia di rispondere agli sfidanti target europei di riduzione delle emissioni, i Titoli di efficienza energetica sono stati largamente utilizzati dalle imprese industriali per aumentare l’efficienza dei processi produttivi e conseguire ottimizzazione e riduzione dei consumi energetici. Lo strumento ha suscitato quindi aspettative crescenti per la sua capacità di supportare e stimolare investimenti per la riduzione dei consumi finali, divenendo anche importante strumento di innovazione tecnologica applicata ai processi produttivi.
Da questo discende la loro importanza per le imprese e la necessità che il meccanismo sia il più chiaro e trasparente possibile, aumentando la certezza del risultato per gli imprenditori disposti ad investire nelle tecnologie per l’efficienza.
I numerosi aggiornamenti che il funzionamento dei Tee ha subito negli anni, infatti, hanno reso ancora più stringente l’esigenza, da parte degli operatori, di una stabilità del sistema, in modo da sviluppare i progetti di efficientamento secondo le regole certe dell’economia industriale. In questo senso il completamento della nuova disciplina, attraverso la pubblicazione da parte del Gse della guida operativa – per la redazione della quale si auspica il coinvolgimento dei settori interessati che possono apportare le giuste informazioni sui processi produttivi e sulla fattibilità di determinati interventi – porterà ad un quid in più per le aziende e un rinnovato strumento di investimento e miglioramento tecnologico.