
Perché non si può rimanere a lavorare in Sicilia e bisogna obbligatoriamente emigrare per avere un futuro? È la domanda che si fece nel 2014 il gruppo di ingegneri informatici poi diventati soci fondatori di Paradigma – tre milioni di euro di fatturato nel 2024 a fronte di 38 dipendenti -, azienda con quartier generale a Catania che negli anni a seguire è riuscita a non far disperdere il talento di un buon numero di giovani ingegneri siciliani.
“Intorno a noi c’era scetticismo, in sostanza in molti ci dicevano che un progetto del genere sarebbe stato impossibile da portare a compimento, ma la sfida era ormai lanciata e ora sono contento di poter affermare che i risultati raggiunti stanno dando ragione alla decisione presa al tempo”, spiega Luciano De Franco, amministratore delegato, presidente del consiglio di amministrazione e co-founder della dinamica Pmi isolana.
“La prima cosa che ci chiedemmo era legata al come entrare in un mercato sostanzialmente saturo e, anche attraverso il lavoro fatto all’interno di un acceleratore, abbiamo capito il da farsi specializzandoci in web application e in app per smartphone quando questi ambiti non erano certo popolari come lo sono adesso. In seguito si è deciso di investire sui cloud e su nuovi paradigmi di programmazione, mutuando il tutto dagli Usa e portandolo qui da noi. Parliamo di interfaccia usabili e non complicate come invece, per esempio, quelle in dotazione alla nostra PA. All’inizio i grandi gruppi probabilmente ci percepivano come portatori di tecnologia per ragazzini, ma intanto il messaggio veicolato da Paradigma cominciava ad attecchire”.

Paradigma team building sull’Etna
In altre parole la fortuna dell’impresa catanese – ora diventata SpA con l’obiettivo di poter avere maggiore credibilità soprattutto quando bisogna interfacciarsi con player di un certo peso specifico – è stata quella di concentrarsi su alcuni temi quando non ci credeva praticamente nessuno. “Quattro, cinque anni dopo il vento era già cambiato e abbiamo potuto iniziare ad accreditarci sul mercato come massimi competenti in materia. Aver investito prima degli altri ha insomma pagato alti dividendi, permettendoci di guadagnare una considerazione sempre crescente tra gli addetti ai lavori”.
Dichiaratisi con una certa dose d’orgoglio “irriverenti”, i componenti di un gruppo di lavoro che nel tempo si è arricchito pure di ulteriori figure professionali (tra cui designer e marketer per assicurare una più profonda multidisciplinarietà d’offerta), proseguono nell’opera di applicare quotidianamente criteri e visioni non certo comuni. “Sì, debbo ammettere che in precedenza poteva configurarsi come un bel rischio quello di presentarci alla clientela con idee così tanto innovative – sottolinea De Franco -. Adesso, invece, abbiamo la forza necessaria per proporre qualcosa di diverso rispetto a ciò che fanno gli altri: in sostanza lavoriamo con chi ha voglia di cambiare, con clienti magari scottati da esperienze precedenti”.
Fin dalla partenza della sua traiettoria aziendale, Paradigma ha seguito un percorso che prevedeva l’utilizzo di un approccio agile, semplice, un team cross con il coinvolgimento della clientela derivato dall’esperienza fatta dalle grandi realtà informatiche della Silicon Valley. Un’organizzazione e cultura aziendale che quindi buttava più di un occhio alle affermate realtà californiane, concorrendo ad avviare, tra le altre cose, anche quel rebranding che nel corso del 2023 ha aiutato la Pmi di casa a Catania a far emergere la parte d’anima aziendale che faticava a venire a galla, visto che non si riusciva a comunicare all’esterno quegli elementi di rottura in grado di generare valore aggiunto.
“Negli ultimi tre anni, con l’introduzione dell’intelligenza artificiale, si è di fatto superata la soglia dopo di che tutto è destinato a cambiare – afferma l’ad di Paradigma -. Un giro di boa come furono al tempo i computer, internet oppure potrebbe addirittura configurarsi come una nuova rivoluzione industriale. Non siamo certi si sia arrivati al plateau, alla fine del processo di sviluppo, ma comunque noi ingegneri informatici continuiamo a chiederci se tra due, cinque o dieci anni il nostro lavoro servirà ancora. Per adesso infatti l’IA è umanocentrica, considerato che ha bisogno della validazione dell’uomo al termine delle sue dinamiche. Staremo a vedere se cambierà qualcosa nel tempo a venire”.

Il team di Paradigma durante una riunione
Restando sul tema dell’IA, i vertici aziendali di Paradigma hanno intenzione di continuare ad integrarla in modo innovativo nel proprio impegno giornaliero teso a supportare il lavoro di squadra che è marchio di fabbrica dell’impresa siciliana. “L’obiettivo è il suo utilizzo in chiave il più possibile creativa. Quindi pilotata dall’uomo e sicuramente non introdotta nei processi con l’idea di far perdere posti di lavoro”, conclude Luciano De Franco.

