
Nel bell’intervento firmato da Mario Zanetti, delegato del presidente di Confindustria per l’Economia del mare, emerge la fotografia di un settore in crescita e che va indagato nelle sue opportunità e prospettive future.
Partiamo da alcuni dati di contesto generali contenuti nel documento presentato a luglio: nel 2025 il settore ha espresso un valore totale di 216,7 miliardi di euro, di cui 74,6 miliardi di impatto diretto, rappresentando l’11,3% del Pil nazionale. Oltre 230mila le imprese e oltre un milione gli occupati.
La conformazione geografica del nostro Paese con i suoi circa ottomila chilometri di coste e il posizionamento sul mar Mediterraneo strategico sono il dato di partenza. Anche il governo ha espresso grande sostegno al settore, adottando fin dal luglio del 2023 il Piano Nazionale del Mare e dal settembre del 2024 il Piano di gestione dello Spazio marittimo.
Se il settore è in crescita occorre, però, individuare i tre driver strategici dai quali partire: infrastrutture e porti, vettori e flotte, persone e competenze, passando per i fattori necessari allo sviluppo, quali le risorse finanziarie, la semplificazione normativa e amministrativa e la comunicazione.
I porti garantiscono flussi di oltre 70 milioni di passeggeri all’anno e un flusso continuo di merci; attualmente si basano su un modello che è una combinazione di pubblico e privato, tra Stato ed impresa: semplificare la governance in modo chiaro consentirebbe di dare maggiore certezza agli investitori e lasciare esprimere a questo modello tutto il suo potenziale.
Il lavoro offerto da questo settore, inoltre, è la rappresentazione plastica di molti ambiti lavorativi italiani: molte opportunità e molta domanda di addetti con nuove competenze, ma poche risorse formate adatte. Per questo motivo occorre rafforzare e implementare i percorsi ITS e favorire un ricambio generazionale per procedere alla trasformazione del settore.
Anche il tema della sostenibilità attraverso la transizione energetica non può essere dimenticato: i porti devono diventare hub energetici flessibili per combustibili alternativi. E poi, ancora, semplificazione burocratica, digitalizzazione, bilanciamento tra sostenibilità e competitività e – ultimo ma davvero fondamentale – occorre aumentare gli investimenti in questo settore che, come abbiamo visto, è una grande opportunità di crescita economica del Paese.
Un ultimo ma doveroso riferimento alla drammatica situazione internazionale che stiamo vivendo. In queste ore in cui stiamo predisponendo il nostro numero, infatti, il piano di pace e di negoziazione tra Israele e i rappresentanti palestinesi è nella sua fase cruciale. Speriamo che si realizzi nel più breve tempo possibile e che finisca una delle più feroci guerre degli ultimi anni.
(Editoriale pubblicato sul numero di ottobre dell’Imprenditore)


