Un compagno di viaggio verso Industria 4.0. Così potremmo definire Alleantia, startup innovativa attiva nel settore Ict, nata nel 2011 a Pisa da un’idea di Stefano Linari, ingegnere e imprenditore seriale. È lui a raccontarci come la sua impresa sta affrontando la sfida del 4.0. Una pmi, composta in gran parte da ingegneri con un’età media di 35 anni, che sviluppa soluzioni per l’industrial Internet of Things per collegare in modo plug&play i dispositivi industriali e che vanta importanti partnership, quali quelle con Intel e Microsoft.
Quando parliamo del futuro della manifattura, spesso parliamo di “Quarta rivoluzione industriale”. Alla luce della vostra esperienza, questa evoluzione è già iniziata anche in Italia?
L’Italia è partita in ritardo, almeno di un paio di anni, rispetto a paesi come la Germania. Sta però recuperando molto velocemente, con un’accelerazione vertiginosa dovuta anche all’intervento del governo con il piano nazionale Industria 4.0. Riteniamo che le imprese italiane oggi stiano cogliendo i benefici della rivoluzione in atto in modo molto più deciso rispetto alle controparti estere, anche di quelle più grandi e più strutturate.
Un fermento riscontrabile in tutti i livelli dimensionali?
Certamente. Si stanno attivando tutti, sia le pmi sia le aziende più grandi.
Ci sono settori che potrebbero beneficiarne in modo particolare?
In potenza i vantaggi potrebbero essere per tutti. Le imprese manifatturiere, però, sono quelle che stanno approfittando in modo più rilevante di queste innovazioni. Il nostro cliente più rappresentativo è la Brembo, con cui abbiamo una collaborazione per la digitalizzazione dei loro impianti produttivi. Inoltre, siamo in contatto con aziende costruttrici di macchine utensili, che sono anche interessate a realizzare prodotti intelligenti, che, una volta arrivati al cliente finale, rimangano collegati all’azienda produttrice. Possono così, durante il ciclo di vita della durata dell’investimento, inviare informazioni utili per la manutenzione predittiva e la risoluzione di problemi legati al miglior utilizzo delle prestazioni e funzionalità dell’impianto produttivo.
In Alleantia vi ponete l’obiettivo di rendere ogni dispositivo connesso e intelligente. In che modo?
Grazie ad un software che viene commercializzato già installato all’interno di un minicomputer industriale: un piccolo server da collegare alle macchine utilizzando le loro connessioni già presenti, permettendo di interconnettere anche quelle più datate e che non hanno già un collegamento WiFi o ethernet.
Una volta interconnesse, il sistema Alleantia permette di comunicare in tempo reale e in modo bidirezionale verso i dispositivi della fabbrica. Attraverso una tecnologia che chiamiamo micro-broadcasting, è possibile infatti inviare le informazioni, in modo selettivo, alle applicazioni che ne hanno bisogno.
E questo avviene in modo semplice e intuitivo?
Molto. Se volessimo fare un parallelo con la nostra esperienza quotidiana, è come se il software Alleantia fosse uno smartphone dato in mano a una macchina, in cui si possono installare App per raccogliere informazioni diversificate da inviare ad altri macchinari, agli operatori, ai gestori dello stabilimento o all’ecosistema di imprese fornitrici di beni e servizi interconnesso alla macchina.
Un processo quindi alla portata di tutti, di pmi e di imprenditori non “nativi digitali”?
Collegare la macchina e renderla parlante è molto semplice e non servono competenze avanzate. È altrettanto facile utilizzarne i dati, sia per le micro sia per le piccole imprese. In particolare, Alleantia è stata la prima a proporre una modalità di trasmissione dei dati anche ai social network aziendali, trasformando quindi le macchine in un collaboratore con cui dialogare. È possibile così, anche agli imprenditori senza particolare conoscenza del digitale, utilizzare facilmente queste soluzioni.
Il nostro obiettivo è trasferire la stessa facilità di interazione dei social network nel mondo del lavoro, rendendo semplice il dialogo con macchinari anche molto complessi.
Quali vantaggi possono derivare dall’utilizzo dei vostri dispositivi?
Si comincia a democratizzare lo sviluppo tecnologico. Tutte le risorse dell’azienda possono agire senza la necessità di imparare procedure complesse e a utilizzare software complicati. Il nostro obiettivo è abbassare la difficoltà tecnologica per valorizzare la conoscenza umana. Riteniamo infatti che la quarta rivoluzione industriale, se ben governata, non comporterà la perdita di milioni di posti di lavoro: anzi, farà sì che anche chi ha meno dimestichezza con le nuove tecnologie, ma ha grande esperienza in azienda, possa trovare maggiore semplicità nell’interazione con le macchine.
Continuando a parlare di futuro, cosa vede in quello di Alleantia?
Fornire i servizi di connettività ad un prezzo accessibile e sempre più competitivo, con un business model che si sviluppi in modo correlato al valore dei dati che riusciamo ad estrarre: più un dato viene utilizzato e più la nostra soluzione acquista valore.
È difficile per un’azienda come la vostra nascere e svilupparsi in Italia?
No, anzi è il paese migliore dove nascere. Anche se è difficile raccogliere finanziamenti, esiste un tessuto industriale molto dinamico, il migliore a cui si potrebbe ambire. L’Italia ha ancora una cultura manifatturiera senza pari.
Quindi gli imprenditori italiani sono capaci di cogliere e vincere la sfida di Industria 4.0?
Assolutamente sì, sono capaci di ripensarsi e di accettare sfide per il futuro. Se hanno davanti una soluzione tecnica, collaudata e convincente, sono disponibili a ripensare il proprio business model e la propria azienda.