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“Lean Experience Factory è l’esempio più limpido di Digital innovation hub, un luogo in cui le aziende comprendono come l’integrazione tecnologica in un modello produttivo basato sulla connessione digitale può migliorare l’efficienza”. In modo efficace e autorevole è il ministro Carlo Calenda a descrivere bontà e lungimiranza del percorso di crescita della Lef di San Vito al Tagliamento, fabbrica creata nel 2011 per prima in Italia con lo scopo di insegnare alle imprese il lean management. Un modello sviluppato dalla collaborazione tra Unindustria Pordenone e McKinsey&Company, che negli anni hanno impresso spinte fondamentali all’evoluzione del suo ambiente formativo introducendo gli elementi richiamati da Calenda (durante la sua visita in Lef) riferiti al più recente up-grade capace di anticipare le linee guida del piano nazionale Industria 4.0.
A prescindere dalla materia trattata – office, tear down o digital – il modello di formazione in Lef è basato sull’apprendimento esperienziale, peculiarità che la differenzia dalle altre scuole di formazione e al quale si aggiunge la possibilità di accedere alle più aggiornate best practice internazionali del network McKinsey.
“L’evoluzione al 4.0 si sviluppa in risposta alla cosiddetta quarta rivoluzione Industriale, dove uomo e macchina collaborano per rendere autonomo e automatizzato il processo produttivo – osserva Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria Pordenone – Alla luce dei trend emergenti, Lef ha raccolto la sfida trasformandola nel progetto di digitalizzazione della fabbrica modello”. E aggiunge: “Il Paese sconta un ritardo importante, proprio per questo è cruciale costruire rapidamente modelli industriali riallineando le modalità delle relazioni alle migliori pratiche internazionali. La crescita di produttività è legata soprattutto alla capacità dei singoli di aggiungere alle proprie competenze professionali di base anche gli elementi per comprendere e usare il digitale in modo intelligente e creativo accanto alla capacità dell’organizzazione di fornire ai lavoratori le connessioni, la fiducia reciproca e il linguaggio condiviso necessari a collaborare per costruire assieme i nuovi processi di business, man mano che le imprese integrano in un numero sempre maggiore di attività nuovi strumenti digitali aperti, social e smart”.
Per il mercato, spiega Paolo Candotti, direttore di Unindustria Pordenone, “la direzione del cambiamento è la personalizzazione di massa, quindi l’incremento della flessibilità produttiva, la riduzione del “time to market” e del ciclo di vita di un prodotto. La digital transformation impatta significativamente su buona parte dei processi delle imprese”.
Proprio per questo la specializzazione prevalente del Digital innovation hub “riguarderà la digitalizzazione produttiva ‘Factory of the future’ e garantirà competenze su Internet of things, Cyber security, Smart manufacturing, Big data, Machine learning e Man-machine cooperation (COBOT)”.
Il Dih si è posto l’obiettivo di sviluppare una cinquantina di progetti di digital transformation nei primi 12 mesi (150 nel secondo anno), attivare finanziamenti per almeno 50 milioni di euro, sotto varie forme, inclusa la defiscalizzazione per le imprese che hanno avuto i servizi del Dih, sviluppare almeno 25 curricula digitali, tenere almeno cento giornate di formazione, dieci eventi workshop e avere 500 partecipanti agli eventi nei primi dodici mesi.
Un modello nel modello, quindi, testimoniato dai numeri che le ruotano attorno anche sotto il profilo formativo – nel 2016, un’ottantina di giornate formative, tre convegni su lean e industry 4.0, molteplici “fabbriche aperte” per creare consapevolezza e un migliaio di partecipanti a corsi e convegni – e dalla grande attenzione riservata da Confindustria Digitale.
Proprio il presidente, Elio Catania, in un convegno in Lef, ha sottolineato dinamicità e impegno degli attori coinvolti nel progetto spiegando che “tutte le imprese devono abbracciare l’evoluzione digitale per sopravvivere nel lungo periodo. I mancati investimenti sono costati in prodotto interno lordo e in competitività. Chi ha fatto il passo verso il digitale, invece, ha avuto dei vantaggi”.
Temi ribaditi anche durante la visita della delegazione di Confindustria Campania in Lef, guidata dal presidente del locale Gruppo dei Giovani Imprenditori, Nunzia Petrosino e dal Presidente della Piccola Industria, Renato Abate. La prima – è stato l’auspicio di Agrusti – di una lunga serie.