
Festeggiati i venticinque anni di vita (nella foto in alto uno dei panel organizzati per l’evento del 20 ottobre), Almacube, incubatore certificato MISE, acceleratore equity-free e innovation hub dell’Università di Bologna e di Confindustria Emilia Area Centro, a partire dal Duemila ha supportato 300 startup e 55 realtà attive nella community. Tra il 2022 e il 2024, ventisei sue startup hanno raccolto oltre otto milioni di euro, mentre l’unità di open innovation ha gestito oltre 310 challenge, coinvolto più di mille giovani talenti e registrato lo scorso anno 920mila euro di production value. Inoltre, come parte di Oper.space, l’Innovation Factory di UniBologna, Almacube continua a creare connessioni tra startup/spinoff, talenti, centri di ricerca, Pmi, corporate, investitori e istituzioni.

SHIVA LOCCISANO
Per avere un quadro d’insieme che possa aiutare a fotografare il percorso fatto nell’ultimo venticinquennio da Almacube abbiamo chiesto al suo amministratore delegato Shiva Loccisano (nella foto accanto). “Dopo aver vissuto una prima fase di crescita – spiega –, nel 2013 l’entrata nel progetto di Confindustria Emilia Area Centro ha ulteriormente rafforzato il percorso intrapreso da Almacube, che assicurando in seguito incubazione e supporto a startup e spinoff ha poi arricchito la sua storia con la creazione, nel 2017, della divisione Open Innovation. Due sezioni che camminano a braccetto, ma con obiettivi diversi. E parte del viaggio è proprio incentrata sul farle incontrare, valorizzando al contempo il ruolo della stessa Almacube e del mondo universitario con cui interagisce quotidianamente”.
Ma in che modo funziona Almacube?
Il team di lavoro, a geometria variabile, è composto da circa 25 persone e in certe occasioni può diventare anche più nutrito. Abbiamo a disposizione pure un ufficio che si occupa di amministrazione, finanza e progetti, mentre un altro è invece incentrato sul market and business development, il marketing-comunicazione del recente passato.
Come si presenta, invece, il futuro prossimo di un incubatore di talenti qual è Almacube?
L’obiettivo è quello di riuscire a diventare incubatore per tutta l’Emilia-Romagna per quanto riguarda università e ricerca. Vogliamo rendere strutturale questa collaborazione e fare in modo che nascita e crescita di imprese spinoff nella ricerca vengano sempre più progettate in ambito universitario. E nell’ottica di capire i tempi necessari per dare sostanza a questo progetto stiamo già dialogando con la Regione e speriamo di poter mettere a punto collaborazioni anche con altri enti entro il 2026. Sappiamo inoltre che per competere a livello internazionale serve una maggiore massa critica rispetto a quella attuale e quindi ci stiamo lavorando sopra con grande attenzione.
Come si inquadra nel progetto il nuovo strumento economico studiato per supportare le giovani realtà a voi collegate?
Fa parte di questa strategia complessiva. Le spinoff passano dai programmi stilati da Almacube, ma sono sostanzialmente immature e non ancora pronte per agire in prima persona. L’idea è quella di avere un veicolo dedicato e legato allo sviluppo territoriale, uno strumento finanziario per raccogliere investimenti e facilmente utilizzabile, conclude Shiva Loccisano.
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Allo stesso modo abbiamo domandato alla direttrice generale di Confindustria Emilia Area Centro Tiziana Ferrari (nella foto accanto) di fare luce sul ruolo e sulle linee guida seguite dal progetto Almacube nell’impegno giornaliero a supporto di startup e spinoff.

TIZIANA FERRARI
Cosa è cambiato, rispetto al progetto iniziale, nel tempo trascorso dall’entrata di Confindustria Emilia Area Centro in Almacube?
Dodici anni rappresentano un periodo lungo, durante il quale il contesto economico, tecnologico e culturale è profondamente mutato. Quando Confindustria Emilia Area Centro entrò in Almacube, il tema dell’Open Innovation era ancora poco diffuso, mentre oggi rappresenta un pilastro imprescindibile per la competitività delle imprese.
Almacube ha saputo evolversi da semplice incubatore di startup a vero e proprio hub di innovazione aperta, capace di mettere in connessione aziende, università e giovani talenti in un ecosistema dinamico che favorisce la contaminazione di idee e competenze. È una trasformazione che riflette il cambiamento del modo stesso di fare impresa, sempre più orientato alla collaborazione e alla ricerca condivisa di soluzioni innovative.
In che maniera Almacube ha aiutato a migliorare il rapporto tra mondo accademico e le aziende a voi associate?
Il valore aggiunto di Almacube sta nella sua capacità di mettere in relazione il sapere e il fare. Attraverso progetti di co-innovazione e programmi di accelerazione, le imprese associate a Confindustria Emilia hanno potuto dialogare in modo diretto con il mondo universitario e della ricerca.
Almacube ha agito come un corridoio di facilitazione, un ponte che ha reso possibile la traduzione delle conoscenze accademiche in soluzioni concrete per l’impresa.
Quali sono i criteri che segue Almacube per continuare ad essere porta d’ingresso verso l’Open Innovation per Pmi e grandi imprese?
La forza di Almacube sta nel suo essere espressione diretta anche del mondo delle imprese: questo gli consente di mantenere un osservatorio privilegiato sui bisogni emergenti e sulle traiettorie di sviluppo dei diversi settori industriali. E la capacità di selezionare e concentrare gli sforzi su ambiti strategici rappresenta uno dei suoi punti di eccellenza.

IL PUBBLICO PRESENTE ALL’EVENTO DEL 20 OTTOBRE


