
È una storia aziendale che parte dalla fine degli anni ‘60 quella capace di rendere Carniaflex – 5 milioni di euro di fatturato nel 2024 e 35 dipendenti – un’azienda in grado di mantenersi al passo con i tempi con entrambe le proprie anime industriali. Sì, perché la Pmi con quartier generale a Paluzza, in provincia di Udine, dopo aver mosso i primi passi nel campo dei tubi flessibili per lampade e microfoni (rimasto core business fino a tutti gli anni Novanta), da quel momento in avanti ha scelto di operare anche in un altro settore con risultati se possibile ancora più soddisfacenti.

VITI PEDUNCOLARI POLIASSIALI UTILIZZATE IN CAMPO MEDICO
“Quando sono entrato in azienda ho infatti deciso di introdurre i prodotti medicali nel nostro quotidiano, lavoro per conto terzi che ci ha dato uno sprint ulteriore per continuare a sviluppare l’impresa con un approccio commerciale sempre più moderno – spiega Nicola Cescutti (nella foto in alto), vice presidente di Carniaflex, alla guida dell’azienda assieme alla sorella Daniela, l’attuale presidente –. In sostanza siamo stati in grado di essere competitivi nel settore medicale proponendo, tra le altre cose, componenti impiantabili come chiodi per tibia, omero, femore, oltre a impianti dentali, il tutto maturando nel tempo una preziosa specializzazione in strumenti in titanio”.
Vincente cambio di marcia che però non è scaturito da una antecedente valutazione delle potenzialità dell’offerta di Carniaflex sul mercato, ma che invece ha preso principalmente il via per le competenze, la forza di volontà dei vertici aziendali e del team produttivo dell’azienda dell’udinese. “In altre parole noi che avevamo, sostanzialmente da pionieri, come punto di partenza conoscenze in micromeccanica, senza troppe analisi di mercato e a testa bassa abbiamo iniziato ad investire nel lean manufacturing, quel tipo di produzione snella che poi ci ha dato molto. Dal 2005 siamo così passati ad un metodo già applicato con successo in Giappone da una nota casa automobilistica e che mira a creare un ambiente di lavoro più efficiente. In questo modo tutto il processo produttivo si svolgeva all’interno del nostro stabilimento e a fine produzione avevamo subito a disposizione i pezzi completi”.

ALTRE COMPONENTI METALLICHE PRODOTTE PER IL SETTORE MEDICALE
In seguito, per far conoscere ancora meglio il valore di Carniaflex anche oltre confine, la Pmi del Friuli Venezia Giulia ha cominciato a farsi notare pure a livello europeo. “Un processo di crescita del marchio passato per la presenza a fiere tedesche ed in particolare a quelle di Hannover, Dusseldorf, Colonia e Stoccarda, zone in cui il mercato del medicale è molto sviluppato”.
Avendo come clienti tipo per il flex le aziende che producono microfoni e lampade, mentre per il medicale tutte quelle realtà industriali che vendono protesi agli ospedali, Carniaflex può vantare una solida percentuale export riferita al proprio fatturato. “Sì, al momento siamo intorno al 50%, con l’Europa, soprattutto quella del nord, a farla da padrone. Il resto delle esportazioni va invece in direzione degli Stati Uniti, altra zona del mondo in cui il nostro impegno tecnologico è particolarmente apprezzato”.
In grande sintonia con il territorio in cui opera, la Pmi di casa a Paluzza ha al proprio interno solo dipendenti di questa parte d’Italia a pochi chilometri dall’Austria. “Siamo nell’alto Friuli, non più di duemila anime che vivono nell’ultimo comune prima del confine e quindi tutto il personale è residente nel raggio di una decina di chilometri – chiarisce il vice presidente di Carniaflex –. Hanno un’età media di 40 anni e debbo dire che per quanto il ricambio generazionale ci sia, questo, purtroppo, continua ad essere difficoltoso. Il turnover, invece, non sappiamo cosa sia: chi entra in azienda, insomma, ci rimane per sempre, a meno che un giorno non decida proprio di cambiare mestiere”.
Passando a ciò che attiene agli sforzi del gruppo industriale dell’udinese nel campo della sostenibilità, Cescutti intende porre l’accento sull’impegno tangibilmente dimostrato nel mettere a terra pratiche per tutelare l’ecosistema dei territori circostanti. “Ci crediamo molto e penso sicuramente più di altri. Il motivo sta nel fatto che nel nostro gruppo abbiamo in pancia una società, la Servel-Mera produttrice di energia rinnovabile e non penso che in Italia ci siano molte realtà metalmeccaniche che possano dire lo stesso”.
In ottica futura, infine, il gruppo Cescutti ha già portato termine un’importante acquisizione in grado di dare ancora maggiore slancio alla propria offerta. “Anni fa, attraverso il lavoro di consulenti esterni, abbiamo iniziato a fare ragionamenti su quello che ci mancava, sulle carenze della nostra struttura. Da questi studi emerse che il potenziale per crescere ulteriormente c’era e così ci siamo indirizzati verso un attento monitoraggio del settore degli strumentali chirurgici. E, poco più di un mese e mezzo fa, abbiamo finalmente acquisito la maggioranza di una società di Cormons, in provincia di Gorizia, quella Eddi Bressan specializzata proprio in strumenti chirurgici. Ed essendo sinergici rispetto a loro, potremo così portare sul mercato una proposta se possibile ancora più completa”, conclude Nicola Cescutti.

