Le fiere sono uno strumento strategico per le pmi e l’agenzia di Confindustria lavora per migliorare gli standard operativi e di qualità. Ce ne parla il presidente Massimo Goldoni
Quale è il ruolo delle fiere di settore?
Sono un insostituibile strumento di politica industriale finalizzato allo sviluppo degli scambi e al processo di internazionalizzazione delle imprese, in particolare delle Pmi.
Le fiere settoriali stimolano la concorrenza e l’innovazione tramite la ricerca e gli investimenti e costituiscono un momento di riflessione sull’evoluzione delle tecnologie e dei trend produttivi di ben individuati comparti industriali: sono di fatto una piattaforma di discussione e riflessione.
Per le imprese le fiere internazionali sono un momento di incontro e di confronto con il mercato globale, consentendo di testimoniare con la propria presenza la loro capacità competitiva. Per i settori imprenditoriali di riferimento, le fiere internazionali sono l’occasione per rappresentare le potenzialità di un comparto produttivo e le sue prospettive di sviluppo attraverso anche una comunicazione adeguatamente spettacolarizzata.
Come contribuiscono allo sviluppo del business delle imprese?
Le fiere di livello internazionale sono e – sono fermamente convinto – saranno anche in futuro strumento strategico per le imprese al fine di presentare al mercato globale le innovazioni di prodotto, per sviluppare il loroprocesso di internazionalizzazione e percepire l’evoluzione del mercato globale.
Tale ruolo risulta particolarmente importante in Italia, paese la cui struttura produttiva si basa su una ampia platea di Pmi che devono essere accompagnate, e sostenute, nella competizione mondiale. A tale ruolo contribuiscono strategicamente gli organizzatori delle manifestazioni settoriali di livello internazionale che sono annualmente organizzate in Italia.
Il nostro è il secondo paese fieristico europeo dopo la Germania ed è oggi chiamato a partecipare alla sfida competitiva per l’ammodernamento del proprio Sistema e a rafforzare il ruolo strategico delle fiere a favore delle imprese, tenendo in forte considerazione gli obiettivi del programma Industria 4.0.
Che ruolo svolge a tal proposito Cfi?
Cfi è l’associazione degli organizzatori di manifestazioni fieristiche dedicate ai settori industriali, è nata nel 1985 e oggi rappresenta una realtà associativa molto attiva per la realizzazione delle politiche di questo specifico comparto che internazionalmente viene definito “trade fairs industry”. Nel contesto della riorganizzazione dei servizi per l’internazionalizzazione sostenuti dal governo italiano, Cfi può concorrere all’elaborazione di un progetto politico di Sistema, considerando l’evoluzione su scala mondiale senza trascurare la visione europea con la quale più direttamente ci confrontiamo.
Elemento di valorizzazione del sistema fieristico italiano nel contesto mondiale è la certificazione dei dati statistici delle fiere che è sostenuta da Cfi attraverso l’operato dell’Isfcert di cui è partner: l’istituto è accreditato Accredia con l’avallo della Conferenza delle Regioni.
Di cosa si occupa quindi concretamente?
Sul tema del miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro nelle attività fieristiche, particolarmente delicato a causa delle molteplici interferenze che si rilevano in luoghi circoscritti e in tempi ristretti, Cfi è parte attiva nel progetto di Linee guida condivise dall’Inail e dalle rappresentanze dei quartieri fieristici e degli allestitori.
In vista dell’entrata in vigore il 25 maggio 2018 del Regolamento Ue 2016/679 sulla privacy, è stata avviata una approfondita analisi interna sulla gestione dei dati al fine di giungere a una prassi settoriale condivisa e generalmente applicata dagli organizzatori fieristici nei rapporti con espositori, visitatori, quartieri fieristici e altri fornitori di servizi.
I risultati conseguiti saranno portati all’attenzione della Autorità Garante per la privacy, richiedendo l’approvazione di Linee guida settoriali che, nel rispetto del Regolamento Ue, semplifichi gli adempimenti che esso richiede.
Quali misure ha messo in campo il Governo e come le state valutando?
In primo luogo, considerati i positivi risultati degli investimenti fatti con il Piano straordinario per il made in Italy nel triennio 2015/2017 – con un’importante crescita di visitatori professionali ed espositori alle fiere degli associati Cfi – l’obiettivo strategico è il rinnovo del Piano stesso per il prossimo triennio 2018/2020, come sostenuto dal ministro Calenda.
Cfi sta inoltre valutando le modalità operative per realizzare l’obiettivo politico enunciato dal ministro di facilitare l’accesso alle fiere internazionali delle Pmi al fine di aumentare sensibilmente il numero delle imprese che esportano: a tale scopo sono stati avviati contatti a livello istituzionale con qualificati soggetti che condividono l’obiettivo.
Cosa sta accadendo invece in ambito europeo?
Nel contesto dell’Unione europea, cui Cfi partecipa tramite lo European Exhibitions Industry Alliance, l’attenzione è oggi dedicata alla applicazione del già citato Regolamento Ue 679/2016 sul trattamento dei dati personali riferito alle attività fieristiche, alle Linee guida europee per la tutela della proprietà intellettuale in occasione delle fiere e alla applicazione negli Stati membri della Direttiva Ue 67/2014, che riguarda il trattamento dei lavoratori distaccati temporaneamente in altro paese dell’Unione nella attività di allestimento delle fiere.
Qual è lo stato di salute del settore nel nostro Paese?
L’andamento del settore fieristico nel suo complesso evidenzia un buon recupero di espositori e visitatori italiani, il confermato interesse degli espositori esteri e il consolidamento dopo anni di crescita dei visitatori professionali esteri alle fiere specializzate italiane, espressione della vocazione manifatturiera del Sistema Italia. Si è in presenza di un soddisfacente sviluppo che comunque è ancora lontano dai risultati conseguiti nel periodo 2007/2008.
L’attività degli associati Cfi evidenzia l’elevato livello di internazionalità delle manifestazioni in calendario: nel triennio 2015/2017 i visitatori professionali esteri hanno rappresentato mediamente il 24,2% del totale, mentre gli espositori esteri incidono per il 31,6%.
I dati del primo semestre del 2017 appaiono confortanti ed evidenziano un trend che è in ripresa dal 2014 a oggi, con 22.072 espositori (di cui 14.151 italiani e 7.921 esteri), 813.988 visitatori (di cui 604.815 italiani e 209.173 esteri) e con 683.982 metri quadri di spazi espositivi netti.