
Ancora oggi le fiere rappresentano un insostituibile momento di incontro per fare business e con lo sviluppo dell’Ict offrono servizi di matching sempre più accurati. Per distinguersi dai molteplici eventi internazionali è fondamentale dotarsi di un sistema di certificazione. Di questo e altro abbiamo parlato con Ettore Riello, Presidente Aefi.
Qual è lo stato di salute del sistema fieristico e quali le prospettive per il 2017?
Nonostante qualche situazione di difficoltà, conseguenza anche della crisi degli ultimi anni, della situazione politica instabile e dell’incertezza su alcune normative che pesano sulla situazione patrimoniale dei quartieri, le fiere continuano a rappresentare per il 75,3% delle imprese italiane l’unico mezzo di promozione sui mercati e lo strumento fondamentale per il proprio sviluppo, soprattutto per approcciare i mercati stranieri.
Il nostro Osservatorio congiunturale del terzo trimestre 2016, inoltre, evidenzia dati positivi e ottimistici relativi all’andamento delle manifestazioni degli associati. In particolare, la nostra indagine trimestrale qualitativa, per il periodo giugno-settembre 2016 evidenzia – attraverso i saldi positivi e negativi definiti in base alle risposte dei 26 quartieri che hanno partecipato all’analisi – un trend positivo, sia rispetto al trimestre precedente che rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, soprattutto per quanto riguarda l’andamento di espositori e visitatori. Ottimistiche le previsioni per la chiusura del 2016, che permettono ipotesi di nuovi sviluppi.
Auspico, quindi, che quest’anno possa essere positivo per il sistema fieristico italiano, con una sempre maggiore attenzione da parte delle istituzioni a questo strumento di politica economica.
Le fiere hanno successo e prosperano anche grazie a buoni rapporti con il territorio, nella fattispecie Regioni e Comuni. Qual è la situazione italiana sotto questo profilo?
I rapporti con il territorio sono molto importanti per il buon andamento delle manifestazioni. Il nostro sistema fieristico riflette la peculiarità del tessuto imprenditoriale italiano, caratterizzato da piccole e medie imprese. Abbiamo fiere di grandi, medie e piccole dimensioni: ognuna ha una propria caratteristica, una propria funzione, una propria specificità e un proprio ruolo. Le fiere, soprattutto quelle a carattere nazionale e locale, sono strategiche per il territorio in quanto rappresentano il primo passo, il primo approccio per un’azienda verso il mondo fieristico.
Non dobbiamo poi dimenticare che gli enti territoriali, Comuni, Province e Regioni sono presenti nella compagine sociale della maggior parte dei quartieri e che il loro ruolo è essenziale, in Italia, come negli altri paesi: nell’ultimo periodo in Italia tutti gli enti territoriali sono stati interessati da un processo di ridefinizione dei ruoli e delle competenze, che ha causato incertezza in merito al loro coinvolgimento nelle fiere.
Anche grazie al nostro continuo dialogo con le istituzioni per sensibilizzarle sul ruolo delle fiere quale strumento di politica economica del Paese, la riforma Madia, con la modifica dell’articolo 4, comma 7 del decreto sulle partecipate, ha riconosciuto la partecipazione degli enti pubblici nelle fiere, chiarendo che questa è ammessa anche nelle società fieristiche aventi come oggetto sociale “prevalente” – e non solamente “esclusivo” come in precedenza – la gestione di spazi fieristici e l’organizzazione di eventi fieristici.
È, però, necessario che la razionalizzazione dell’assetto dello Stato non comporti disinvestimenti in un momento in cui in tutto il mondo – dalla Cina alla Germania, dalla Francia alla Thailandia – si sta pesantemente investendo nel settore. Le finanze locali hanno evidenti difficoltà e questo si ripercuote sugli investimenti strutturali del territorio, che sono indispensabili per lo sviluppo del sistema fieristico.
Il ruolo degli enti pubblici territoriali è essenziale, ma dovrebbero avere risorse per intervenire di più.
Perché è importante poter disporre di un sistema di certificazione? In che modo può aiutare le fiere a competere a livello internazionale?
La certificazione testimonia la qualità di un prodotto o di un servizio. In un sistema fieristico fortemente globalizzato e altamente competitivo, espositori e visitatori hanno sempre maggiore necessità di scegliere quale manifestazione presidiare, anche sulla base di dati certi e comparabili come quelli della certificazione, che attestano la conformità di un servizio o di un prodotto.
In Europa l’85% delle fiere è certificata e anche se alcuni paesi sono più avanti di noi – come Germania e Francia dove la certificazione è attiva da oltre 30 anni e raccoglie la quasi totalità delle manifestazioni – stiamo colmando il gap. Negli ultimi quattro anni, il numero di manifestazioni italiane certificate Isfcert è cresciuto notevolmente: 270 hanno richiesto la certificazione, secondo la norma Iso 25639:2008, a Isfcert sotto riconoscimento Accredia.
Inoltre, a seguito dell’intesa Stato-Regioni del 6 febbraio 2014, la certificazione è diventato un requisito utile e privilegiato per acquisire la qualifica di manifestazione fieristica nazionale o internazionale da parte delle autorità regionali e per ottenere il sostegno pubblico delle iniziative promozionali programmate.
A conferma dell’importanza della certificazione, vi è anche la sua introduzione tra i requisiti necessari per accedere ai fondi del ministero dello Sviluppo economico previsti dal piano straordinario per il made in Italy nel caso di erogazione di fondi a soggetti organizzatori.
Il progresso dell’Ict ha migliorato e arricchito i servizi offerti?
Fermo restante che gli eventi e le iniziative fieristiche rappresentano un’occasione insostituibile perché in qualsiasi business la relazione personale è determinante, i servizi digitali rappresentano un’opportunità straordinaria sia per ottimizzare la gestione degli incontri durante le fiere, che per estendere oltre l’evento in sé il potenziale dell’incontro e per supportare la diffusione della cultura dei singoli prodotti e comparti.
Sono sempre più diffusi i servizi di “matching” tra domanda e offerta che vengono creati ad hoc per le diverse manifestazioni, permettendo alle aziende di incrociare le proprie offerte con le disponibilità e le richieste dei buyer accreditati, generando un calendario di incontri che consente di vivere e utilizzare la manifestazione in modo efficiente e ottimale.
Ci sono nuove competenze professionali richieste dal settore fieristico? E qual è il contributo di Aefi in termini di formazione?
Sono molti gli addetti coinvolti nel settore fieristico e le competenze sono molteplici. Per Aefi la formazione è un’attività cardine perché per continuare a essere competitive le fiere devono saper innovare ed essere aggiornate sulle strategie messe in atto da enti, quartieri e siti espositivi in Italia e all’estero: per questo è fondamentale una costante attività di interscambio tra le esperienze dei vari paesi.
Abbiamo istituito specifiche commissioni (tecnica, giuridico-amministrativa, fiere in rete e internazionalizzazione) per supportare gli associati nell’aggiornamento sulle diverse tematiche e periodicamente organizziamo sessioni didattiche in ambito tecnico, giuridico, commerciale, con focus specifici sull’internazionalizzazione e sulla digitalizzazione. Non solo, dal 2013 sosteniamo la cultura della progettazione fieristica supportando il master di II livello “Touch Fair Architecture & Exhibit Space” organizzato dall’Università Iuav di Venezia.