Come è nata la decisione di esportare in Canada?
Abbiamo deciso due anni fa, nel 2015, quando mio fratello Luciano, presidente dell’azienda di famiglia, ha partecipato ad una missione organizzata da Confindustria e Ice, durante la quale c’è stata la possibilità di incontrare agenti da ogni provincia canadese, stringendo poi legami con un paio di loro nella provincia dell’Ontario e del Québec.
Dal 2016 mi occupo delle relazioni con il mercato canadese e la scorsa primavera abbiamo partecipato alla fiera “Salon International des Vins et Spiriteux de Québec”, nella quale abbiamo constatato con orgoglio una positiva accoglienza dei nostri prodotti.
Villa degli Olmi, inserita nella media industria e da anni ben introdotta nel mercato europeo e in quello asiatico, è situata ai piedi dei Colli Berici, nella provincia di Vicenza, e siamo produttori di Prosecco Doc Spumante, molto richiesto dal mercato nordamericano in generale e anche dal Canada.
Da qualche anno proponiamo anche una linea di vini rossi importanti, con packaging molto innovativi che hanno già attirato l’interesse dei consumatori canadesi. I nostri vini stanno, perciò, riscuotendo grande interesse sul mercato, grazie anche alle recenti vittorie ai concorsi enologici internazionali, tra cui “Sélections Mondiales des Vins”, concorso che si svolge proprio in Canada.
Come si presenta il mercato canadese del vostro settore?
L’Italia ha recentemente guadagnato il primo posto nelle vendite di vino, seguita da Stati Uniti e Francia. Nel 2014 il paese ha importato 425 milioni di dollari di vino italiano: il Québec è il più grande consumatore con il 36%, seguito dall’Ontario con il 31% per chiudere con Alberta e British Columbia con il 15% e il 10%. Il vino italiano risulta pertanto molto apprezzato dai consumatori canadesi.
È necessario evidenziare che in Canada le importazioni di vini e liquori sono soggette al controllo dei Provincial Liquor Boards, monopoli attraverso i quali devono transitare tutte le importazioni, le vendite e la distribuzione sul territorio. Pertanto le difficoltà di ingresso non sono rappresentate solamente dalle tariffe doganali, ma dalla selezione che viene effettuata dai monopoli di ciascuna provincia canadese.
Cosa cambierà nella vostra attività una volta entrato in vigore il Ceta?
Abbiamo in programma di allargare la distribuzione, grazie ad accordi conclusi di recente con nuovi partner che ricoprono tutto il territorio. Sicuramente il Ceta, andando ad azzerare le tariffe doganali, renderà i nostri vini più competitivi rispetto agli altri concorrenti extraeuropei e pertanto lo valutiamo molto positivamente. D’altra parte va tenuto conto che, trattandosi di un accordo tra Canada e Stati Ue, il vantaggio andrà anche a favore dei nostri competitor.