Trasformare un’azienda significa non soltanto agire sulle competenze specialistiche, ma anche e soprattutto modificare concretamente i comportamenti dei singoli.
In un percorso di trasformazione Lean in azienda la formazione rappresenta un fattore critico di successo, non solo perché si devono trasferire competenze specialistiche e tecniche su alcuni strumenti gestionali, ma soprattutto perché bisogna agire in maniera radicale e profonda sui comportamenti dei singoli.
Devono cambiare le abitudini, bisogna trasformare in routine quotidiana l’uso del metodo scientifico e si deve generare una naturale predisposizione alla disciplina (rispetto degli standard) e nello stesso tempo una forte propensione all’innovazione (modifica degli standard).
Ciò significa agire, con programmi e con metodi formativi specifici, su un gran numero di persone e soprattutto a tutti i livelli aziendali: dall’imprenditore all’operatore di linea.
La prima difficoltà che si incontra è quindi una sorta di barriera culturale dell’imprenditore medio italiano, che storicamente trova una certa difficoltà a destinare una parte importante dei propri investimenti su asset intangibili, quali la competenza delle risorse.
Quindi, per evitare “sprechi” anche nel processo di apprendimento e di crescita della competenza dobbiamo adottare alcuni semplici accorgimenti, affinché la formazione sia contemporaneamente “efficiente” (a costi contenuti) ed “efficace” (mirata sulle specifiche esigenze di ogni singola persona).
Possiamo quindi disegnare alcune linee guida per chi gestisce un piano di formazione lean.
APPRENDERE INIZIANDO DALL’ALTO
Per garantire l’efficacia di un progetto di trasformazione lean è necessario che il top dell’azienda sia non solo coinvolto, ma che abbia maturato una profonda conoscenza dei principi e dei metodi lean. Tutti gli esempi più significativi di applicazioni lean nelle aziende italiane nascono dalla determinazione di imprenditori che si sono applicati con umiltà e con dedizione alla comprensione dei “segreti” del lean. Per queste figure non servono corsi specialistici sui singoli strumenti, ma incontri nei quali comprendere le potenzialità dell’approccio lean applicato alla propria azienda.
Sono disponibili parecchi corsi per “executives”, ma lo scambio di esperienze, le visite aziendali ed anche i viaggi di studio (esempi in Giappone) sono gli strumenti migliori per fare scoccare la “scintilla” e rendere l’imprenditore il vero sponsor del cambiamento.
In questo senso le associazioni territoriali e di categoria possono giocare un ruolo importante organizzando eventi, momenti di benchmark ed altre azioni promozionali.
UTILIZZARE STRUMENTI DIDATTICI INNOVATIVI
La didattica efficace deve essere sempre accompagnata dalla concretezza e possibilmente dall’esempio: Shigeo Shingo negli anni ’50 teneva lezioni di Industrial Engineering ai tecnici di Toyota direttamente in reparto fornendo pochissima teoria, ma affiancandoli nello sviluppo delle analisi.
Quando non è possibile utilizzare esempi reali e concreti (es. per problemi di sicurezza in alcuni ambienti) si possono adottare tecniche di simulazione che possono essere più o meno sofisticate a seconda dell’esigenza.
Si passa dall’impiego di business game, per la docenza in aula, all’utilizzo di “model factories”, vale a dire di ambienti simulati ma molto realistici in cui gli allievi vivono l’esperienza diretta di una Lean Transformation.
Ne sono state realizzate parecchie anche in Italia, alcune sono molto complesse e realistiche.
La principale differenza però sta nel metodo didattico e di utilizzo dello strumento: in alcuni casi si assiste (sotto la guida esperta di un consulente) al percorso di trasformazione e ai vantaggi che ne nascono.
Nelle più efficaci, invece, si inverte il flusso didattico tradizionale: i docenti non intervengono spiegando la teoria o il percorso da seguire, ma fanno vivere un’esperienza (talvolta frustrante) agli allievi e solo dopo la rilettura critica degli errori commessi i docenti affiancano gli allievi nell’implementazione di pochi e semplici passi, permettendo il raggiungimento di risultati insperati.
In MPS seguiamo quest’ultimo percorso didattico sia nella realizzazione di semplici business game che nella nostra nuova “model factory” in fase di realizzazione.
FARE SEGUIRE SEMPRE L’AZIONE ALLA FORMAZIONE
Abbiamo detto che la formazione deve essere mirata, per essere efficace. Oltre a considerare i fabbisogni di “docenza” si devono anche pianificare bene i tempi e i fabbisogni di risorse per la fase di sperimentazione pratica e di prima applicazione.
Anche in questo caso può essere utile l’affiancamento di un docente con ruolo di supporto ed audit, per verificare che l’allievo abbia appreso nel modo giusto e che sia in grado di tradurre in pratica quanto visto in aula o nella “model factory”.
FARE CONTINUO TRAINING, INTESO COME ALLENAMENTO
Uno dei principi spesso dimenticati del lean è il miglioramento continuo, che deve essere applicato anche al processo di apprendimento.
Citando Mike Rother nel suo best seller “Toyota KATA”, bisogna creare a tutti i livelli l’attitudine al miglioramento continuo e ciò può avvenire solo con l’allenamento.
Così come anche i grandi campioni dello sport fanno continui esercizi ripetendo gesti tecnici elementari, per creare quegli automatismi che fanno la differenza durante la competizione, anche in azienda le persone devono allenarsi ad usare metodo e approccio scientifico alla risoluzione dei problemi. Anche questa non è un’azione spontanea, ma va pianificata con uno specifico approccio e con strumenti adeguati attraverso sessioni strutturate di coaching, che all’inizio possono essere realizzate con un supporto esterno, ma che a regime devono diventare una parte integrante del sistema manageriale dell’azienda.