Un paese che non legge è statico, apatico, arroccato su convinzioni e pregiudizi, non riesce a evolversi. È un paese che non si fa domande, ma soprattutto non cerca risposte. Noi di domande ne abbiamo tante e altrettante sono state le risposte che ci hanno dato gli oltre cento testimonial di #ioleggoperché 2016, spiegandoci che cosa rappresenta per loro leggere.
La contaminazione della lettura è una delle missioni che ci siamo dati. La campagna di #ioleggoperché 2016 è stata dedicata a due centri nevralgici della conoscenza quasi dimenticati per diffondere i libri là dove ragazzi e lavoratori trascorrono gran parte della giornata: le biblioteche scolastiche e quelle aziendali.
Una biblioteca è prima di tutto un posto dove si respira una profonda libertà. C’è la possibilità di scelta, ciascuno può creare la propria identità di lettore, la fantasia è stimolata e si può scoprire un proprio mondo. Così il senso del dovere nello studio e nel lavoro si affianca al profondo piacere che s’innesca quando si prende in mano un libro e lo si sfoglia.
Siamo convinti che la presenza di una biblioteca all’interno di un tessuto sociale complesso e impersonale come quello contemporaneo abbia un’importanza profonda che va oltre la presenza dei libri. Soprattutto per i piccoli centri la biblioteca è un luogo di aggregazione sociale, un ritrovo sicuro e ricco di stimoli, dove s’incontrano le persone unite da un interesse comune e fortissimo.
Eppure la biblioteca era un luogo dimenticato oppure inesistente, quasi fuori moda. La campagna di #ioleggoperché si impegna a diffondere la lettura nel quotidiano, per farla diventare una buona abitudine da coltivare ovunque a partire proprio dalle biblioteche.
La prima sfida ha coinvolto genitori, familiari, amici, insegnati e datori di lavoro, chiamati a donare i libri alle scuole dei loro ragazzi e per i luoghi di lavoro come fossero mattoni della conoscenza. I risultati di nove giorni di campagna si sono tradotti in oltre 60mila volumi donati alle scuole in tutta Italia, a cui si aggiungono le 38 aziende che hanno acquistato libri per i propri dipendenti e collaboratori.
Sono numeri incoraggianti che non esauriscono la nostra intraprendenza. Adesso saranno gli editori a esporsi in prima persona con il raddoppio dei libri donati perché le biblioteche delle scuole possano assumere dimensioni consistenti, gli scaffali siano sempre più affollati e non ci siano scuse per non dedicare tempo alla lettura.
Allo stesso tempo le aziende che hanno aderito riceveranno la collana speciale #ioleggoperché composta da 24 titoli e un monte libri del valore pari al 50% della spesa effettuata, per incentivare una presenza libraria che sia d’invito alla lettura.
Per avere effetti concreti l’iniziativa dovrà essere replicata per i prossimi anni e diventare un appuntamento fisso che tenga vivo l’interesse per la lettura, in modo che le biblioteche possano sfruttare il loro potenziale al massimo. In gioco c’è la crescita del nostro paese e non siamo disposti ad arrenderci.
C’è una tensione positiva che accompagna il mondo del libro, un desiderio di infinita conoscenza che non si esaurisce quando si arriva all’ultima pagina. Ogni iniziativa di promozione del libro e della lettura ci vede impegnati. Lo siamo con le nostre fiere: a Roma dal 7 all’11 dicembre scorsi per “Più libri più liberi”, la fiera nazionale della piccola e media editoria e a Milano dal 19 al 23 maggio 2017 per la prima edizione di “Tempo di libri”, la fiera dell’editoria italiana. Agli appuntamenti ufficiali si affianca il lavoro di tutti i giorni, non meno importante, che si sviluppa sui vari fronti che compongono il nostro universo: dall’antipirateria alla difesa del diritto d’autore, dai corsi di formazione per chi vuole diventare editore fino ai tavoli internazionali che presidiamo.
Il nostro obiettivo è incoraggiare nuovi lettori, contagiarli con una malattia bellissima che si chiama lettura.
Ne siamo portatori sani da sempre e il nostro maggior desidero è coinvolgere chiunque ci stia intorno. Un editore è prima di tutto un operatore culturale e in questo senso è chiamato a una missione più alta. Come Associazione Italiana Editori non dimentichiamo mai qual è il nostro compito, il nostro mercato non è formato solo da numeri che compongono i bilanci. I contenuti sono più importanti. Un’impresa culturale anche è questo: contaminazione di istruzione e passione.
Un paese che non legge è statico, apatico, arroccato su convinzioni e pregiudizi, non riesce a evolversi. È un paese che non si fa domande, ma soprattutto non cerca risposte. Noi di domande ne abbiamo tante e altrettante sono state le risposte che ci hanno dato gli oltre cento testimonial di #ioleggoperché 2016, spiegandoci che…