Economista e docente alla LIUC – Università Cattaneo e collaboratore presso Start Magazine
Nel contributo del professor Schlitzer di questo mese si tirano le somme dell’anno che sta per concludersi. Un bilancio, quello del 2019, tutto sommato positivo con previsioni di un consolidamento della ripresa per il prossimo anno. Fondamentale, però, non abbassare la guardia sul contesto internazionale e sulle misure che consentirebbero di mantenere sul nostro territorio le imprese multinazionali e di contrastare il calo dell’industria
Dai meeting annuali del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale emerge un quadro poco rassicurante: rallentano le principali aree economiche e l’Italia resta fanalino di coda in Europa. Timore per gli effetti delle politiche ultraespansive condotte dalla Fed e dalla Bce, con gli investitori istituzionali che tornano a preferire titoli più rischiosi in cerca di rendimenti positivi
La crescita mondiale rallenta, le tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina permangono e la ripresa economica in Europa è rinviata. Una sintesi delle principali questioni che sono all’attenzione dei governi, in attesa il mese prossimo delle previsioni del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale
Il Paese è in stallo. Lo segnalano i principali istituti internazionali e lo hanno confermato le ultime stime di crescita contenute nel Def. Molti i fattori in gioco, fra cui il peggioramento della congiuntura internazionale. A livello interno, ai problemi antichi si sommano alcune scelte recenti di politica economica che finiscono con il gonfiare le spese correnti dello Stato. Alcuni suggerimenti per invertire la rotta