Italian Angel for Growth è uno dei più grandi network di business angel italiani. Nato nel 2007 a Milano per iniziativa di sette soci pionieri, ha l’obiettivo di fornire capitali e incoraggiamento a chi è dotato di idee e determinazione, ma non di risorse sufficienti per dar vita ad una impresa.
Abbiamo fatto qualche domanda ad Aurelio Mezzotero, managing director Iag, che ci ha spiegato come funziona il network e quali startup finanziano prevalentemente.
Chi sono i soci di Iag e perché decidono di impegnarsi in questa attività?
Iag è un’associazione senza scopo di lucro che unisce circa 150 soci provenienti dai percorsi più svariati: il 40% circa sono manager, 30% imprenditori, ci sono poi soci provenienti dal mondo della finanza, consulenti e professionisti.
Tutte queste persone sono accomunate dallo stesso spirito e dallo stesso obiettivo: supportare giovani imprenditori nell’avvio della loro impresa innovativa e, al tempo stesso, cercare di fare buoni investimenti dal punto di vista finanziario, che producano, cioè, un ritorno attraverso la valorizzazione di questi progetti in cui apportano capitali.
I nostri soci sono tipicamente persone che hanno raggiunto traguardi professionali importanti e ora vorrebbero aiutare i giovani imprenditori italiani a costruire nuove storie di successo, così come magari è capitato a loro.
Quali sono le attività imprenditoriali che cercate?
La cosa che accomuna le attività che finanziamo è che siano coerenti con le competenze dei nostri soci e che possiedano un elevato grado di innovazione. In ambito biomedicale, quindi, è molto importante per noi che il prodotto sia brevettato o brevettabile, mentre nel campo del digitale cerchiamo modelli di business innovativi e difendibili.
L’altro aspetto importante è la forte motivazione degli imprenditori che vengono a proporre i progetti, spesso molto giovani: cerchiamo imprenditori con le idee chiare, competenti e con una forte motivazione a raggiungere il successo con la loro iniziativa.
A livello geografico investiamo principalmente in progetti basati in Italia, perché cerchiamo imprese che siano raggiungibili fisicamente dai soci. L’interazione dovrebbe poter avvenire nel modo più semplice possibile ed essere vicini aiuta.
Quali sono gli step che portano a finanziare un’idea?
Sfatiamo il mito che si possa finanziare un’idea imprenditoriale in poche ore come spesso si vede nei film americani; il nostro approccio è molto strutturato e prevede uno screening di base di tantissimi progetti.
Le candidature avvengono tramite il sito o tramite i nostri soci o mediante i rapporti professionali diretti che abbiamo all’interno dell’associazione.
Lo screening è gestito da uno staff professionale che “promuove” solo 15-20 progetti, i quali vengono poi approfonditi in collaborazione coi soci interessati e ulteriormente ridotti fino ad arrivare ad un massimo di cinque o sei progetti da presentare al Comitato di Screening, composto dal managing director e da sei soci. Quest’ultimo comitato seleziona, infine, solo tre buone idee da presentare all’intera platea di soci.
Le riunioni di Company Presentation si tengono ogni due mesi circa (in totale cinque all’anno) e in questa sede gli imprenditori selezionati sono invitati a presentare la propria iniziativa. Al termine ciascun socio può scegliere se e quanto investire in ciascuno dei progetti ascoltati, con un minimo di 10mila euro. Grazie alla forza del nostro network, la somma di questi investimenti singoli può superare agevolmente il milione di euro.
E poi?
Una volta conclusa l’operazione di investimento nella società, che avviene attraverso un veicolo societario ad hoc, si instaura un rapporto molto stretto tra la giovane impresa e gli investitori che hanno scelto di credere in quella attività.
Questi investitori, infatti, rappresentati da un socio “champion” dell’investimento, si confrontano con l’imprenditore sulle scelte strategiche, lo aiutano a trovare clienti e a portare avanti il progetto.
Nella pratica ciò vuol dire che il champion può incontrare o sentire l’imprenditore anche una volta alla settimana se necessario, costruendo un rapporto molto intenso e privilegiato, basato sulla fiducia e sul confronto sincero.
Non ci limitiamo a staccare un assegno, insomma, ma ci poniamo come mentori, come supporto all’imprenditore nelle sue scelte.
Qual è l’obiettivo di Iag?
Il nostro obiettivo è supportare l’imprenditorialità innovativa, ma al tempo stesso anche avere un ritorno finanziario.
Le partecipazioni che i nostri soci assumono in queste startup dopo un certo numero di anni dovrebbero essere cedute possibilmente con un profitto, sapendo quanto è difficile guadagnare in questo modo.
È noto, infatti, che le startup sono aziende con un elevatissimo tasso di rischio e che circa il 50% di loro muore prima di arrivare a una fase di crescita.
Quali consigli si sente di dare a una startup che vuole approdare al mercato?
Andare il più presto possibile sul mercato una volta definito un prodotto che funziona e non stare troppo tempo a fare congetture sul modo migliore per farlo. Bisogna lanciarsi, perché confrontarsi con il mercato è l’unica via per migliorare il proprio prodotto e capire sul serio i bisogni dei clienti.
Un altro consiglio è curare la presentazione, arricchirla con dati utili all’investitore per comprendere la portata dell’investimento. Le startup all’inizio hanno bisogno di vendere e fare fatturato, per cui se vediamo un imprenditore convincente, in grado di vendere la propria idea e articolare in modo chiaro la propria visione, immaginiamo che sappia vendere anche il proprio prodotto. Quello, per noi, è un indice molto importante.