Senior Partner Poliedros Management Consulting
Orientamento all’innovazione, condivisione della conoscenza e attenzione alla qualità della performance sono solo alcune delle caratteristiche che si rintracciano con costanza nelle cosiddette “imprese agili”. Un pacchetto di elementi frutto della maturazione di un mindset che facilita il cambio dei paradigmi consolidati
Sono tanti gli elementi che lo compongono e che vanno scandagliati in profondità quando si verifica un gap tra strategia ed execution. Alla base di tutto restano i processi, nei quali entrano in gioco alcune variabili come i volumi, la varietà, la variabilità e la visibilità. Alcuni suggerimenti per orientarsi
Gestire il cambiamento in un’azienda è più semplice se le figure apicali alla guida di questo processo sono dotate di alcune caratteristiche, che rientrano nella sfera dell’“ability”. Di certo oggi occorre più che mai avere una visione di lungo periodo, che si può costruire passando da una concezione di impresa “performance driven” a una nuova “people driven”, dove i risultati finanziari si combinano con un’attenta politica delle risorse
Il disallineamento delle persone rispetto alla mission dell’azienda è uno dei fattori che incidono negativamente sulla capacità di reagire alle sfide. La revisione della comunicazione interna, dei processi decisionali e dei livelli di delega rappresenta il primo passo per accrescere il coinvolgimento dei collaboratori e generare comportamenti positivi
Nell’epoca del cambiamento continuo le aziende hanno bisogno di fare chiarezza su obiettivi, processi e strategie. Grande importanza riveste l’organizzazione del lavoro che, dopo l’esperienza della pandemia, approda verso modelli ibridi che premiano la cultura della valutazione dei risultati. Sullo sfondo resta sempre valida la massima di Philip Kotler: “L’unico vantaggio competitivo sostenibile è la capacità di apprendere e di imparare più rapidamente degli altri”
Va in soffitta la visione ciclica dell’economia, il presente è un continuo “up and down” in contesti perturbati. La difficoltà di fare impresa è acuita oggi da una cronica esiguità del tempo a disposizione. Tempo per capire, riflettere, progettare. Servirebbe una sorta di “contextual intelligence” per facilitare le decisioni. Senza dimenticare che il motore di ogni innovazione sono gli investimenti
È terminato, dopo oltre due anni, lo stato di emergenza proclamato per la pandemia da Covid-19. Molte aziende si stanno interrogando sul modello organizzativo da adottare. Diversi sono gli elementi da tenere in considerazione per la scelta, che non può avvenire senza coinvolgere i collaboratori. La cultura aziendale va ripensata, in un contesto caratterizzato sempre più da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità
Creare un contesto nel quale ogni collaboratore riesca ad essere autentico e a sentirsi riconosciuto come persona per i contributi che può offrire, indipendentemente dalle caratteristiche personali, è un percorso che anche le aziende devono intraprendere. La pandemia ha fatto crescere l’attenzione sulle risorse umane e oggi comincia a diffondersi la convinzione che lo sviluppo non sia e non possa essere fine a sé stesso
Auspicando un superamento della pandemia grazie alla campagna vaccinale in corso, ci si interroga su quale sarà il nuovo assetto nelle aziende, e non solo, dopo l’estate. Il lavoro da remoto è stato possibile solo per determinate mansioni, fermo restando che la prolungata distanza dall’ufficio richiede un periodo di “compensazione” per recuperare la piena operatività. La vera sfida a livello gestionale sarà abituarsi ad un “modello ibrido”
Modalità di lavoro rivoluzionate, gerarchie appiattite, relazioni più fluide. Ma anche il rischio di percepire la nuova organizzazione come una costrizione, soprattutto per coloro che non sono nativi digitali. È la situazione che oggi si può presentare in azienda a causa del consistente ricorso al lavoro da remoto. Una riflessione su come sta evolvendo il modello di business per aggiornare il proprio stile di leadership