La crisi finanziaria globale del 2008 ha mostrato la fallacia del paradigma economico sul quale si basava il Nuovo Consenso, aprendo la strada – anche nel mondo della ricerca accademica – a un parziale ritorno alle politiche keynesiane, attraverso le quali lo Stato cerca di garantire la stabilità necessaria agli investimenti e all’accumulazione di conoscenze. Una riflessione tratta dall’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
Quella della regolamentazione è una delle questioni più importanti che riguardano la tecnofinanza ma non è l’unica, visto che il settore è circondato da un certo scetticismo. L’ultimo numero della Rivista di Politica Economica ospita un contributo per cominciare a fare chiarezza su una materia ancora poco conosciuta dai non addetti ai lavori
Non ci si può sottrarre alle sfide che provengono dall’esterno, come insegna la lunga sequenza di shock che abbiamo vissuto in questi anni. Si esce vincenti solo insieme, con strategie che coinvolgano Stato, imprese e lavoratori. E sciogliendo le rendite di posizione che aumentano le disuguaglianze. Se ne occupa l’ultimo numero della Rivista di Politica Economica e ne parliamo con il direttore Stefano Manzocchi
La guerra in Ucraina ha aggiunto instabilità a un quadro già complicato dall’aumento dei costi energetici e delle materie prime e l’Italia potrebbe risentirne con un rallentamento dell’attuazione del Pnrr. Più in generale la globalizzazione già da diverso tempo segna il passo a favore di un ripensamento complessivo degli scambi globali. Se ne occupa l’ultimo numero della Rivista di Politica Economica e ne parliamo con il direttore Stefano Manzocchi
Occorre sostenere l’occupazione giovanile e femminile e incoraggiare i progetti familiari delle coppie, che nel nostro Paese nonostante una fecondità più bassa continuano a desiderare un modello con due figli. Sono molte le misure europee da cui prendere spunto, ma per essere efficaci le politiche di sostegno dovranno restare in vigore a lungo. Una riflessione dall’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
Fruitori di servizi, elettori e contribuenti: sono i tre ruoli giocati allo stesso tempo dalla popolazione anziana, che nel nostro Paese è in crescita. E se da una parte il voto degli over 65 sembra premiare chi propone più spesa pubblica di tipo sociale (quindi anche sanitaria), dall’altro il reddito e i consumi degli anziani contribuiscono meno a finanziare il Servizio Sanitario Nazionale. Una riflessione tratta dall’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
Le ragazze lasciano la casa dei genitori mediamente a 26 anni, i ragazzi a 28: in ogni caso più tardi rispetto ai loro coetanei nordeuropei. A determinare questa situazione sono una spesa sociale orientata soprattutto sugli anziani e la presenza di legami di tipo familistico, che condizionano le scelte di vita dei figli e portano a riprodurre le diseguaglianze esistenti. Ma a perdere è il Paese intero. Una riflessione tratta dall’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
Alle debolezze economiche e istituzionali, che scoraggiano o ritardano la scelta, si somma l’ipotesi di un fattore culturale. Dai dati del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo emerge come avere figli non sia una condizione essenziale per sentirsi realizzate nella vita per un campione significativo di donne. Una riflessione tratta dall’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
È la domanda alla quale prova a rispondere uno dei saggi contenuti nell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica “Sostenibilità ambientale e innovazione – Spillover internazionali, strategie industriali”. La letteratura scientifica se ne occupa solo dal 2003 benché il tema sia entrato nel dibattito pubblico almeno vent’anni prima. Risultato? I nessi causa-effetto sono meno netti e lineari di quanto si pensi e le variabili in gioco sono numerose
Nell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica “Sostenibilità ambientale e innovazione – Spillover internazionali, strategie industriali”, un capitolo indaga quanta conoscenza è stata già sviluppata in Europa sulla green economy. Benché la produzione di brevetti nel nostro Paese sia stata più lenta dal 2008 ad oggi, rispetto agli altri paesi vantiamo una maggiore specializzazione in tecnologie verdi e in particolare nel settore della mobilità