È terminato, dopo oltre due anni, lo stato di emergenza proclamato per la pandemia da Covid-19. Molte aziende si stanno interrogando sul modello organizzativo da adottare. Diversi sono gli elementi da tenere in considerazione per la scelta, che non può avvenire senza coinvolgere i collaboratori. La cultura aziendale va ripensata, in un contesto caratterizzato sempre più da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità
Procedere per obiettivi, stabilire processi chiari e adottare una comunicazione essenziale sono le tre premesse per far funzionare un team virtuale. Ma non basta: bisogna investire tempo e attenzione affinché le persone si sentano parte del gruppo puntando all’umanizzazione delle relazioni
Auspicando un superamento della pandemia grazie alla campagna vaccinale in corso, ci si interroga su quale sarà il nuovo assetto nelle aziende, e non solo, dopo l’estate. Il lavoro da remoto è stato possibile solo per determinate mansioni, fermo restando che la prolungata distanza dall’ufficio richiede un periodo di “compensazione” per recuperare la piena operatività. La vera sfida a livello gestionale sarà abituarsi ad un “modello ibrido”
Rivoluzione digitale, sostenibilità e smart working sono le aree di intervento individuate. Per il presidente di Fondirigenti Carlo Poledrini “l’emergenza sanitaria non deve penalizzare l’investimento nell’alta formazione”. Presentazione dei piani dal 1° al 30 giugno
La pandemia ha innescato un drastico cambiamento a favore del lavoro a distanza, che incoraggia l’autonomia e la responsabilità. È fondamentale, però, aiutare le persone a gestire i nuovi tempi e spazi di lavoro. Bene il potenziamento delle competenze informatiche, ma non basta. Occorre mantenere la socialità, anche se virtuale
L’uso prolungato di questa modalità può diminuire il senso di appartenenza all’organizzazione, a causa di un livello di attenzione inferiore rispetto agli incontri in presenza e a un minore scambio di informazioni. Alcuni suggerimenti per invertire la rotta senza incorrere nella over-communication
Lo smart working richiede il passaggio da una cultura focalizzata sul controllo a una cultura orientata ai risultati, ma non solo. Dal punto di vista gestionale torna di attualità il tema della digitalizzazione per massimizzare l’uso degli asset produttivi e recuperare il terreno perso a causa della pandemia
Condividere le informazioni, dare continui riscontri sull’avanzamento dei progetti. Un’azienda lavora meglio se processi e obiettivi sono chiari e con la diffusione dello smart working occorre maggiore impegno sul fronte della condivisione interna. Ne parliamo con Filippo Poletti, giornalista, comunicatore d’azienda e autore di “Tempo di IoP – Intranet of People”
La seconda indagine conoscitiva di Piccola Industria segnala il deteriorarsi dello stato delle imprese, in particolare nel turismo e in edilizia, e il massiccio ricorso alla cassa integrazione. Positivo l’uso dello smart working. Il presidente Bongiovanni: “Interventi del governo inadeguati”