Va in soffitta la visione ciclica dell’economia, il presente è un continuo “up and down” in contesti perturbati. La difficoltà di fare impresa è acuita oggi da una cronica esiguità del tempo a disposizione. Tempo per capire, riflettere, progettare. Servirebbe una sorta di “contextual intelligence” per facilitare le decisioni. Senza dimenticare che il motore di ogni innovazione sono gli investimenti
La guerra in Ucraina ha aggiunto instabilità a un quadro già complicato dall’aumento dei costi energetici e delle materie prime e l’Italia potrebbe risentirne con un rallentamento dell’attuazione del Pnrr. Più in generale la globalizzazione già da diverso tempo segna il passo a favore di un ripensamento complessivo degli scambi globali. Se ne occupa l’ultimo numero della Rivista di Politica Economica e ne parliamo con il direttore Stefano Manzocchi
È l’interrogativo che si pongono studiosi e non solo. Ad oggi l’integrazione nelle catene globali del valore non sembra aver penalizzato le imprese italiane, che anzi hanno potuto attutire il colpo grazie alla presenza sui mercati internazionali. Il reshoring resta per ora solo un’opzione. Una riflessione tratta dall’ultimo numero della Rivista di Politica Economica “Traiettorie europee, sfide per l’Italia”
L’impatto della globalizzazione non è stato uguale in tutti i paesi europei. Le aree che hanno contratto la cosiddetta “sindrome cinese” hanno visto diminuire la spesa per merci e beni intermedi, ma hanno assistito all’aumento della competizione con conseguenze sui lavoratori e sulle imprese meno efficienti. Cosa deve fare l’Europa? Una riflessione tratta dall’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
Il paradigma economico che ha dominato questi anni mostrava già alcune discontinuità, fra backshoring e diminuzione degli investimenti diretti esteri. Beninteso, l’integrazione dei mercati resterà alta, ma la necessità di ricostruire un’offerta nazionale in ambiti strategici è uno dei lasciti maggiori della pandemia